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Coronavirus, l’infettivologo Massimo Galli: “Siamo quasi al collasso, incredibile riaprire Codogno e la zona rossa”

L’appello del professor Galli, primario di Infettivologia dell’ospedale Sacco di Milano, ai giovani: “Gli adolescenti si considerano immortali, ci siamo passati tutti. Ma così rischiano di avere la responsabilità di portare a nonni e genitori un cliente assai più dannoso che per loro. I locali e i punti di aggregazione vanno chiusi pure nelle regioni non ancora intensamente coinvolte dal problema”.
A cura di Annalisa Cangemi
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"Non capisco perché si va verso la riapertura in Lombardia dell'area che è stata colpita per prima. In Veneto è stata fatta una ricerca epidemiologica a tappeto e sono state trovate decine di casi asintomatici, mentre nella zona rossa lombarda questa ricerca non è stata fatta, per cui riaprire adesso vuol dire creare ulteriore confusione. Chissà dove andremo a finire. Forse qualcuno che dovrebbe pensare a determinate cose non le pensa. Forse i politici dovrebbero finirla di darsi le colpe ed essere uniti e fare le cose giuste". Lo ha detto il primario di Infettivologia dell'ospedale Sacco di Milano Massimo Galli, intervenendo alla trasmissione ‘Circo Massimo' di Massimo Giannini, su Radio Capital, a proposito dell'allargamento della ‘zona rossa, che da ieri è stata allargata a tutta la Lombardia e a 14 province del Nord, tra Marche, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte, per contenere l'epidemia da coronavirus.

"C'è molta gente che parla e diversa lo fa a sproposito. In 42 anni di professione come specialista di malattie infettive non ho mai visto qualcosa del genere. Siamo stati costretti a ribaltare i reparti e siamo portati quasi verso il collasso delle strutture sanitarie", ha aggiunto. "Non servono grandi risorse per creare nuovi posti letto in terapia intensiva – ha aggiunto il professore -, il problema è che mancano le persone qualificate per lavorarci. Uno specialista non lo formi in un giorno".

Poi il professore ha lanciato un appello ai giovani, che in queste settimane non hanno ancora modificato le loro abitudini e continuano a uscire regolarmente: "Gli adolescenti si considerano immortali, ci siamo passati tutti. Ma così rischiano di avere la responsabilità di portare a nonni e genitori un cliente assai più dannoso che per loro. A costo di essere detestato, dico che i locali e i punti di aggregazione vanno chiusi pure nelle regioni non ancora intensamente coinvolte dal problema". Per Galli "in tempi brevi non saranno più sufficienti le misure prese per la quarantena. Molte persone non hanno una casa adatta all’isolamento. È ora di requisire qualche albergo. Dobbiamo tentare di contenere un’ulteriore espansione del virus. Molti buoi sono già scappati ma per ricondurne almeno un po’ nelle stalle bisogna interrompere la catena di contagi". Quanto ai numeri "quelli che abbiamo visto fino ad ora, sono soprattutto casi di persone contagiate prima del 21 febbraio, quando sono state fatte le prime diagnosi. Per capire come si metteranno le cose ci vorrà del tempo. Ma non ci dobbiamo meravigliare se ci sarà un ulteriore incremento significativo nei prossimi giorni. E noi speriamo di reggere".

In un'intervisa a ‘La Repubblica', rivolgendosi agli anziani, ha aggiunto: "Soprattutto agli anziani dico che è meglio avere meno contatti con altre persone. Chi ha una certa età, se prende la malattia rischia. Va bene essere fatalisti ma perché andarsene prima del previsto per uno stupido virus?".

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