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Covid-19, l’emergenza nella rianimazione della Poliambulanza di Brescia: “È una calamità”

A Brescia la Poliambulanza, ospedale privato no profit, ha convertito la sua organizzazione per fare fronte all’emergenza coronavirus. I 16 posti in terapia intensiva sono diventati 50 aggiungendo altri letti e convertendo locali, ma non basta. “La struttura sta arrivando al punto di saturazione, servono dispositivi di protezione e ventilatori”, spiega a Fanpage.it il dottor Alessandro Triboldi, direttore generale della struttura. “È veramente una calamità, si ammalano gravemente tantissime persone”, racconta il direttore della rianimazione, il dottor Giuseppe Natalini, “per i pazienti che finiscono in terapia intensiva si prevede una mortalità del 50 per cento”.
A cura di Simone Gorla
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Lo scenario è quello di una catastrofe. Il numero di pazienti in arrivo sempre più alto. Medici e infermieri combattono senza tregua al fianco dei pazienti in terapia intensiva, ma spesso non riescono a salvarli. La battaglia contro il virus si combatte qui, nei reparti di rianimazione ormai stracolmi della Lombardia. Anche la Polimabulanza, ospedale privato no profit di Brescia, dallo scoppio della pandemia ha convertito la sua organizzazione per fare fronte all'emergenza. Brescia con 2473 casi riportati nell'ultimo bollettino è, dopo Bergamo, la provincia più colpita dalla pandemia di coronavirus.

Coronavirus, alla Poliambulanza di Brescia la rianimazione è piena

Alla Fondazione Poliambulanza i 16 posti in terapia intensiva sono diventati 50, aggiungendo altri letti e convertendo in sale rianimazione altri locali. Il prossimo passo  sarà quello di usare le sale operatorie per i malati di Covid. "È veramente una calamità, si ammalano gravemente tantissime persone, ed è un'insufficienza respiratoria da mettere a rischio la vita", racconta a Fanpage.it il dottor Giuseppe Natalini, direttore della rianimazione della Fondazione Poliambulanza. "Per i pazienti che finiscono in terapia intensiva si prevede una mortalità del 50 per cento. Abbiamo avuto cinque decessi e tutti gli altri sono qui a giocarsi la partita".

Ricoverato anche un medico di 38 anni

Al momento di cure farmacologiche sicuramente efficaci non ce ne sono. Quello che i medici possono fare è aiutare i pazienti a combattere la malattia con i respiratori. In reparto c'è anche un ragazzo giovane. "È dell'82, è un medico che c'era al pronto soccorso, è stato ricoverato e ha il covid – racconta un'operatrice -. È stato intubato e anche lui ha fatto l'iter come tutti gli altri". Anche i medici più esperti, davanti a questo scenario, restano senza parole. "Sono parecchi anni che lavoro qui in terapia intensiva, sembra di vivere qualcosa che vedi solo nei film. Adesso è un afflusso proprio soprannaturale".

L'impegno commovente dei sanitari

"C'è un impegno commovente da parte dei medici e del personale infermieristico – racconta Natalini -. Me li vedo arrivare anche quando non sono in servizio. Magari devono fare la notte e vengono a dare una mano anche al mattino. Ho visto qualcuno piangere, ma lamentarsi mai nessuno". La generosità del personale è tanta nonostante la preoccupazione, perché i sanitari sono i primi a rischiare. "Nell'emergenza cinese sono morti anche gli operatori sanitari. Abbiamo già avuto colleghi che si sono ammalati e si stanno ammalando".

La struttura sta arrivando al punto di saturazione

"Penso che la struttura stia arrivando al punto di saturazione – afferma il dottor Alessandro Triboldi, direttore generale della Poliambulanza di Brescia – non servono solo posti letto ma serve soprattutto chi fa assistenza servono i dispositivi di protezione individuale, servono i ventilatori, i tempi della logistica non sono compatibili con quelli della diffusione del virus"

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