Lavoratrice della logistica denuncia: “Lavoriamo vicini, abbiamo paura di ammalarci di Coronavirus”
Una lavoratrice dell'Xpo Logistics di Stradella, paese in provincia di Pavia, denuncia a Fanpage.it le condizioni in cui lei e tutti i suoi colleghi (circa 300) sarebbero costretti a lavorare in piena emergenza Coronavirus: "Non siamo tutelati, non c'è distanza di un metro, lavoriamo tutti uno a fianco dell'altro", si lamenta la lavoratrice che ha chiesto di rimanere anonima. "Andiamo a lavoro tutti i giorni con la paura di contrarre il virus. Per questo motivo ho mandato i miei figli a stare con la zia, li vedo solo in videochiamata. Ma di noi, forza lavoro, i padroni se ne fregano. Loro lavorano in ufficio", continua la lavoratrice.
Il magazzino in cui è impiegata accoglie diverse altre aziende. Lei, come tanti altri, è impegnata nel reparto di confezionamento per spedire ai clienti i prodotti acquistati online in diverse catene che si appoggiano poi all'Xpo Logistics, tra cui H&M: "H&M sta facendo sconti del 40 per cento per invogliare la gente a comprare ora che è a casa oltre che a restarci, e a noi chiedono di fare gli straordinari". Solitamente, l'orario di lavoro sarebbe dalle 6 alle 14.30 e dalle 14.30 alle 23: "Ora invece ci chiedono di stare fino alle 23.30, ma il permesso che ci hanno dato da presentare alle forze dell'ordine per i controlli vale solo fino alle 23. Quindi come facciamo se dovessero fermarci? Io ora mi sono messa in malattia e poi chiederò il congedo perché ho comunque due figli. Ma le colleghe sono state intimidite a non prenderli e fare 9 ore al giorno, nonostante sia loro diritto rifiutarsi di fare gli straordinari. E avere i permessi è molto meno semplice di prima".
L'obbligo di mettere le mascherine solo due giorni fa
La denuncia prosegue poi con il sistema di prevenzione da contagio che è venuto a mancare: "Ci danno le mascherine di carta, quelle monouso, e ci mettono in fila per ritirarle. Ora hanno messo delle barriere fisiche a separarci alla nostra postazione, ma quando siamo nei mezzanini per prendere la merce che arriva dagli altri reparti, siamo a meno di un metro l'uno dall'altro". "Queste ragazze hanno lavorato gomito contro gomito fino all’altro ieri – continua la lavoratrice -, adesso hanno messo dei divisori col cellophane perché hanno paura di chiudere. L'obbligo di mettere le mascherine è arrivato solo un paio di giorni fa".
In sala mensa si sta seduti l'uno affianco all'altro
Nemmeno in sala mensa ci sarebbero precauzioni adeguate: "Si entra e si esce da una sola porta. Si è seduti uno affianco all'altro, come se nulla fosse. Da poco c'è qualche controllo in più sul fatto che non vi siano assembramenti all'ingresso". Nell'azienda, per ora, non risulterebbero contagi: "Una ragazza si è sentita male ma pare che non fosse per il Coronavirus. Ci pare comunque strano che nel mezzo di una delle province più colpite dall'emergenza sanitaria, con dipendenti che vivono per la maggior parte in zona, non ci sia nemmeno un contagio su 500 dipendenti". Dei tamponi, a dire della lavoratrice, neanche l'ombra: "Non ce li fanno perché se li facessero e trovassero qualche positività sarebbero costretti a chiudere. Hanno paura che arrivi l'Asl per i controlli". Nemmeno i bagni sarebbero a norma: "Ne hanno chiuso uno perché andavamo tutti e 300 lì, ora c'è aperto solo quello dell'altro blocco. Dov'è la sicurezza?", si chiede la donna.
I capi dicevano: Tanto è solo a Lodi
Stando a quanto denunciato dalla lavoratrice ascoltata da Fanpage.it, le misure per evitare i contagi sarebbero iniziate "solo lunedì 9 marzo". Prima, i capi, dicevano che "tanto è soltanto a Lodi, non è importante. Dobbiamo portare avanti la produzione". Qui, dunque, sorge la domanda della donna: "Perché dobbiamo restare aperti? Perché dobbiamo lavorare di più? Non produciamo beni di prima necessità, produciamo e spediamo vestiti". Al momento, all'Xpo Logistics di Stradella, circa il 40 per cento dei lavoratori avrebbe preso qualche giorno di malattie: "Siamo quasi tutte donne e mamme. Non possiamo rischiare di passare qualcosa ai nostri figli", continua la lavoratrice. Nemmeno i sindacati potrebbero molto in questa situazione, "perché hanno le mani legate. Ho chiamato il nostro rappresentante sindacale e ha detto che hanno provato in tutti i modi a fargli cambiare idea ma Confindustria non vuole chiudere". Il sindacato avrebbe poi avviato "alcuni pensionamenti" oltre ad aver mandato "le richieste per i congedi e aiutarci nel darci le ferie oltre che orari giusti".
H&M ha voluto precisare che "ha come priorità assoluta i propri dipendenti e si impegna concretamente per garantire il loro benessere".