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Laurea in anticipo per gli infermieri chiamati a combattere l’emergenza Coronavirus: “Siamo pronti”

Come richiesto dal ministero dell’istruzione molte università in Italia hanno anticipato le sessioni di laurea delle professioni sanitarie così da avere a disposizione nuove figure da inserire a supporti di medici e infermieri in questi giorni di emergenza coronavirus: “È il nostro lavoro – ci dice una infermiera neolaureata – abbiamo studiato e siamo pronti per questo, certo è strano essere catapultati così immediatamente nel mondo del lavoro e in una situazione di emergenza, ma è questa la nostra sfida”
A cura di Chiara Ammendola
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Il ministero dell'istruzione ha deciso di anticipare le lauree per le professioni sanitarie per immettere nuovi lavoratori per contrastare l'emergenza Coronavirus. Si tratta di giovanissimi infermieri che scenderanno in campo accanto a medici e personale sanitario che in questi giorni sta combattendo "sul campo" curando le migliaia di pazienti ricoverati negli ospedali. Molti di questi giovanissimi professionisti potrebbero essere chiamati nelle zone con il più alto tasso di contagiati come quelli del Lodigiano, della Bergamasca o del Bresciano dove gli ospedali sono più in difficoltà.

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"È stato tutto molto repentino, era tutto programmato per aprile ma invece è stato anticipato a marzo – racconta a Fanpage.it una infermiera neolaureata – entrare da inesperti è una sfida personale, ma la preparazione che ci hanno dato serve a essere pronti anche per queste emergenze". E quando le chiediamo se sarà disposta anche a lavorare nella zona rossa ci risponde: "Siamo pronti, è il nostro lavoro ed è quello per cui abbiamo studiato, certo è strano essere catapultati così immediatamente nel mondo del lavoro e in una situazione di emergenza, ma è questa la nostra sfida".

"Il ministero dell'Istruzione ha anticipato le lauree proprio per l'emergenza coronavirus – ci dice un altro neolaureato – cercano infermieri perché ce n'è bisogno. Alcuni miei amici infermieri sono stati già chiamati nelle cosiddette "zone rosse". È una responsabilità lavorare nelle zone rosse: anche se mi dovessero chiamare da Codogno o altre zone andrei tranquillamente. È il nostro lavoro e non ho paura". Anche la madre di uno dei neo infermieri appoggia la scelta del proprio figlio: "È come un militare che è chiamato a intervenire – spiega la donna – hanno studiato sapendo un giorno anche di poter affrontare questa emergenza".

Un impegno riconosciuto anche dall'Università di Pavia dove alcuni giovani hanno appena conseguito la laurea: "Speriamo che questa attenzione mediatica possa riconoscere anche il lavoro svolto dal personale sanitario in questo momento di emergenza", spiega Cristina Arrigoni dell'ateneo lombardo.

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