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Coronavirus, l’allarme di Burioni: “Se si infettano i medici sono guai, non possono rischiare”

Il virogolo Roberto Burioni torna a parlare dell’emergenza coronavirus, e lo fa ponendo l’accento sui rischi del contagio dei sanitari: ” Una priorità assoluta deve essere quella di mettere tutti i medici, inclusi quelli di medicina generale che sono in prima linea, nelle condizioni di potere svolgere il loro lavoro senza rischiare di essere infettati. Se si cominciassero ad ammalare massicciamente i medici sarebbe davvero il peggiore dei guai”
A cura di Annalisa Cangemi
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Il virologo Roberto Burioni ha lanciato l'allarme per i sanitari, esposti in prima linea nel tentativo di contenere l'emergenza coronavirus. L'esperto è partito dal caso della provincia marchigiana di Pesaro-Urbino, sulla quale ha ricevuto una preoccupante segnalazione: "Nella provincia di Pesaro-Urbino, dove sono nato e cresciuto, in questo momento 17 medici di medicina generale sono in isolamento, due dei quali positivi".

"In pratica – ha scritto in un post su Facebook – considerando che ognuno di questi medici assiste 1500 persone, oltre 25mila persone hanno perso il loro punto di riferimento sanitario. Una priorità assoluta deve essere quella di mettere tutti i medici, inclusi quelli di medicina generale che sono in prima linea, nelle condizioni di potere svolgere il loro lavoro senza rischiare di essere infettati. Se si cominciassero ad ammalare massicciamente i medici sarebbe davvero il peggiore dei guai".

Non è la prima volta che viene sollevata la questione dei sanitari infettati. Ne aveva parlato anche l'epidemiologo dell'Unità di Crisi della Regione Lombardia, Vittorio Demicheli, spiegando che se è vero che l'infezione da coronavirus nel 90% dei pazienti non dà problemi clinici gravi, c'è però un 10% di casi che riguardano pazienti anziani che finiscono in terapia intensiva. E nel ricordare la fragilità del nostro sistema sanitario, con insuffienti posti in Rianimazione, ha sottolineato che il 10% dei malati sono proprio medici e infermieri.

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