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La strage silenziosa nella sede dei missionari Saveriani: 13 morti per Coronavirus

Le vittime sono tredici in due settimane. “Chiusi in camera e distanti due metri a pranzo e durante l’eucarestia” racconta il superiore padre Rosario Giannattasio. Allontanati tutti i collaboratori e sospesa ogni attività. “Nessuno è stato finora sottoposto al tampone, ma adesso qualcosa si sta muovendo”
A cura di Beppe Facchini
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Tredici vittime in due settimane. Uno dopo l'altro. È una strage silenziosa quella si sta consumando fra le mura della storica sede internazionale dei Saveriani, a Parma. “Di solito in questa struttura abbiamo cinque o sei morti in un anno. Ci sta, fa parte della vita, qui ci sono anziani fra i 70 e i 90 anni, ma con una cifra del genere vuol dire che qualcosa sta davvero succedendo” racconta padre Rosario Giannattasio, superiore regionale della Pia Società di S. Francesco Saverio per le missioni estere, nella città ducale, contattato da Fanpage.it.

Alcuni sono morti qui, altri in ospedale -continua-. La preoccupazione c'è e non e poca. Io sono stato in Colombia, dove ci sono problemi di malaria, di dengue, altri sono stati in Congo ed hanno convissuto con l'ebola, quindi non siamo nuovi di certi casini. Il problema di questo virus è che sta colpendo tutto il mondo, dovrebbe far riflettere quando sarà tutto finito”. Tagli alla sanità pubblica, poca attenzione all'ambiente che ci circonda, troppi interessi economici messi prima di ogni cosa: sono tante le questioni che l'epidemia di Coronavirus, secondo padre Giannattasio, dovrebbe lasciare in dote a chiunque una volta finito questo incubo. Per il momento, però, non si può fare altre che contare le vittime.

Padre Stefano Coronese, Gerardo Caglioni, Luigi Masseroni,  Giuseppe Scintu,  Gugliemo Saderi, Giuseppe Rizzi,  Piermario Tassi, Vittorio Ferrari, Enrico Di Nicolò, Corrado Stradiotto, Pilade Giuseppe Rossini, Nicola Masi e altri ancora. L'elenco è interminabile. Ed è un vero e proprio pugno nello stomaco. Nessuno di loro è stato mai sottoposto al tampone, né fra chi è deceduto e neanche fra chi è adesso nella sua stanza febbricitante. Ma qualcosa si sta muovendo, assicura il superiore. “Oggi sono arrivati due dottori che hanno visitato tutti -racconta- e poi abbiamo avuto alcuni colloqui che prevedono una serie di interventi”. La speranza è che non sia ormai troppo tardi.

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Appena avute le avvisaglie che qualcosa stava accadendo, i missionari nella sede di Parma hanno comunque fatto in modo di evitare al minimo i contatti. Anche perchè ad ammalarsi, alla fine, è stata anche una delle collaboratrici. Per questo sono state immediatamente sospese tutte le attività, quelle religiose e non solo. “Il cibo ci arriva da un ascensore, mangiamo a due metri di distanza l'uno dall'altro e lo stesso vale per l'eucarestia. Poi si rimane tappati in camera– continua padre Rosario-. Qui in tutto siamo una sessantina, ma con circa 27 ammalati”.

“Da dove è arrivato il virus? Non lo so -aggiunge- perchè qui c'è la parte liturgica ma anche incontri, convegni e un gran via vai di gente. Ma da dove sia entrato non mi pongo neanche più il problema. La sensazione -conclude padre Giannattasio- è che davanti ad una epidemia di queste dimensioni il servizio pubblico non ha la capacità che dovrebbe avere”.

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