La Lombardia valuta la chiusura totale: “Aperti solo alimentari e farmacie”
Blocco totale, chiusura della Lombardia, con mezzi di trasporto ridotti allo stretto indispensabile, solo alimentari e farmacie aperti. Lo sta valutando il governatore Attilio Fontana che nel pomeriggio di oggi, sabato 21 marzo, ha convocato una riunione con il suo team, per valitare un'ulteriore stretta, come richiesto dai sindaci lombardi, uniti in un fronte compatto. Nulla ancora è deciso, sono ore di riflessioni e valutazioni, per capire se inasprire ancor più i provvedimenti, alla luce dei nuovi contagi. Una decisione che Fontana sta pensando di prendere perché ci sarebbero ancora troppe persone in giro per le strade, troppo movimento, in contrasto con le regole imposte dal decreto del governo che limitano gli spostamenti ai soli stretti necessari, per salute, spesa o lavoro, come misure per contrastare la diffusione del coronavirus, che sta mietendo centintinaia di vittime, e che fa della Lombardia la Regione più colpita, ad oggi con 25.515 contagiati e 3.095 morti. Se la decisione diventasse ufficiale, a restare aperti, oltre alimentari e farmacie sarebbero anche i tabaccai, i servizi sanitari, le edicole e le aziende. I sindaci lombardi chiedono lo stop alle attività all'aria aperta, la chiusura di tutti gli uffici non necessari, mercati e cantieri.
Lombardia verso la chiusura totale
A chiedere al governatore di predisporre la chiusura totale della Lombardia anche i consiglieri regionali del Gruppo Misto Viviana Beccalossi, Paolo Franco e Patrizia Baffi, che provengono rispettivamente da Brescia (Beccalossi) e Bergamo (Franco), i due territori al momento più colpiti e da Codogno (Baffi). In una lettera hanno lanciato un appello al presidente Fontana: "L'emergenza in Lombardia è ogni ora che passa sempre più grave. Non è più possibile aspettare: serve chiudere tutto quello che si può e concentrarsi solo sull'aspetto sanitario. Ti chiediamo, se possibile, di condividere con il presidente Mattarella questa necessità assoluta e, se serve, di procedere da solo, come presidente della regione più colpita d'Italia". E aggiungono: "I morti nelle nostre città e nei nostri paesi sono evidentemente troppo lontani da Roma. Talmente lontani che fino a oggi il presidente Conte ha chiesto agli operai di andare tutti i giorni a lavorare in fabbrica, senza trovare il tempo di una visita in Lombardia per fare sentire la vicinanza del governo".