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Covid 19

La donna morta di Coronavirus a Casalpusterlengo è la madre di un amico del 38enne in gravi condizioni

Giovanna Carminati, la donna morta a Casalpusterlengo, seconda vittima italiana del Coronavirus, era la madre di un amico di M.M., il 38enne ricoverato in gravi condizioni all’ospedale di Pavia, arrivato da Codogno. I risultati del test per verificare la presenza del virus nell’organismo della donna sono stati accertati come positivi post mortem.
A cura di Filippo M. Capra
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Emergono i primi dettagli della donna morta a Casalpusterlengo, nel Lodigiano, a causa di una polmonite mentre era in attesa dei risultati del test per il Coronavirus, poi rivelatosi positivo. L'Agi, citando fonti vicine alla famiglia, riconduce la causa della morta a un infarto, forse dovuto al grave quadro clinico della donna. Secondo alcune indiscrezioni, Giovanna Carminati, pensionata del comune in provincia di Lodi, è la madre di un amico di M.M., il 38enne di Codogno da cui sarebbe partito il focolaio ora ricoverato in gravi condizioni.

Giovanna è la seconda vittima italiana per Coronavirus

La donna è stata la seconda vittima italiana provocata dal Coronavirus, la prima in Lombardia. Era malata da alcuni giorni in condizioni gravi a causa di una polmonite. Nei giorni scorsi si era recata anche al pronto soccorso di Codogno, dove si era presentato M.M. con i primi sintomi prima di essere momentaneamente rimandato a casa. L'altra vittima è Adriano Trevisan, un uomo di 77 anni residente a Monselice, in provincia di Padova. Adriano è morto all'opedale di Schiavonia dopo aver contratto il virus. Aveva tre figli.

La virologa Capua a Fanpage.it: Il nostro sistema sanitario funziona

Come scritto dalla virologa Ilaria Capua, in esclusiva su Fanpage.it, "non si capisce per quale motivo pensassimo che l’Italia potesse immaginare di essere risparmiata" dal contagio del Coronavirus. La virologa sottolinea che "i virus non aspettano, e l’efficacia delle misure di quarantena è legato all’immediatezza della risposta". La Capua ricorda poi che dobbiamo essere consapevoli di vivere in "un Paese occidentale, con un sistema sanitario che funziona", senza dimenticarci di "fare il più grosso sforzo di responsabilità collettiva della nostra Storia". La virologa sostiene con forza che "il problema vero di questa malattia è infatti che si infettino tantissime persone contemporaneamente". Ciò bloccherebbe i servizi e intaserebbe gli ospedali.

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