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La denuncia del medico-assessore: “Crema non può essere il lazzaretto del Coronavirus in Lombardia”

“Abbiamo sette posti in terapia intensiva e nessun infettivologo. Non capisco come questo possa essere un ospedale specializzato per il coronavirus”. È la denuncia di Attilio Galmozzi, medico dell’ospedale di Crema ma anche assessore comunale all’Istruzione e al Lavoro, che in un’intervista al Fatto Quotidiano ha lanciato l’allarme sulle condizioni della struttura cremasca. “Noi saremo il grande lazzaretto”, ha affermato, “per proteggere la città che è il cuore economico e politico della regione”.
A cura di Simone Gorla
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Attilio Galmozzi (Foto Facebook)
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"Noi saremo il grande lazzaretto. E infatti abbiamo già un anestesista di 51 anni ventilato in rianimazione e un’infermiera del pronto soccorso, una delle nostre colonne, anche lei giovane, ha soli 44 anni, intubata". Lo ha denunciato Attilio Galmozzi, medico dell'ospedale di Crema ma anche assessore comunale all’Istruzione e al Lavoro, in un'intervista al Fatto Quotidiano.

L'ospedale di Crema è uno dei tre centri lombardi "a vocazione coronavirus" insieme a quelli di Seriate (Bergamo) e di Lodi. Il medico-assessore cremasco però ritiene sbagliata la decisione di Regione Lombardia.  "Non capisco come questo possa essere un ospedale specializzato quando abbiamo sette posti in terapia intensiva più un ottavo d’emergenza. Abbiamo sei macchine per la ventilazione non invasiva. Soprattutto, in questo ospedale non c’è un infettivologo, l’ultimo se ne è andato due anni fa", sottolinea Galmozzi rispondendo alle domande di Selvaggia Lucarelli.

L'assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, ha spiegato nei giorni scorsi che per gli ospedali specializzati nella cura dei pazienti contagiati dal covid-19 sono in arrivo i dispositivi Cpap, (Continuous Positive Airway Pressure), strumenti che aiutano i pazienti a respirare e che possono essere usati anche fuori dalla terapia intensiva. I reparti di Medicina vengono trasformati in Pneumologie

Ma per il medico di Crema questi accorgimenti non basteranno per mettere l'ospedale in condizione di curare i malati gravi in arrivo. "Ci sono giovani in ottima salute che si ritrovano con problemi respiratori serissimi non gestibili a domicilio. E qui torna la questione iniziale: se arriva un paziente complicato e io non ho un ventilatore che faccio?", si chiede. L’impressione dell'assessore cremasco è "che stiano creando una cintura intorno a Milano per proteggere la città che è il cuore economico e politico della regione".

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