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Coronavirus, in Italia 4,3% dei casi da variante brasiliana: da Umbria diffusa in Lazio e Toscana

La variante brasiliana rappresenta il 4,3% dei casi totali di SarsCov2 in Italia: la sua diffusione non riguarda tutte le Regioni, ma solamente alcune del Centro. Dall’ultimo studio sulle varianti pubblicato dall’Iss emerge una “chiara espansione geografica dall’epicentro umbro a regioni quali Lazio e Toscana della cosiddetta ‘variante brasiliana’”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Non solo la variante inglese. Anche la diffusione della variante brasiliana aumenta in Italia, anche se non riguarda al momento tutte le Regioni del nostro Paesi. Secondo i dati dell’indagine rapida sulla diffusione delle varianti del virus SarsCov2, in Italia emerge una “chiara espansione geografica dall'epicentro umbro a regioni quali Lazio e Toscana della cosiddetta ‘variante brasiliana’, che deve essere contrastata con le massime misure di mitigazione”, come scrive l’Istituto superiore di sanità. La variante brasiliana, come sottolinea anche il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, in conferenza stampa a Palazzo Chigi in occasione della presentazione del nuovo dpcm, non è diffusa in tutto il Paese ma solo in alcune Regioni del centro: Umbria, Toscana, Lazio e Marche.

La variante brasiliana rappresenta il 4,3% dei casi, spiega Brusaferro sottolineando che questo dato viene ritenuto “particolarmente preoccupante perché è una variante nuova e deve essere stimata anche la trasmissibilità”. Della variante brasiliana parla in conferenza stampa anche Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità: “Sappiamo da tempo che la variante inglese non mostra resistenza all'effetto protettivo indotto dalla vaccinazione con tutti e tre i vaccini oggi disponibili nel Paese. Per quel che riguarda invece la variante brasiliana va segnalato che ci sono segnalazioni da parte dei colleghi brasiliani di soggetti che si sono reinfettati. Ma non c’è nessuna pubblicazione scientifica che abbia verificato questo tipo di informazione. Ed è tuttavia importante sottolineare che anche in presenza di eventuali reinfezioni, di fatto queste eventuali reinfezioni non si dovrebbero connotare con forme di particolare gravità”.

Lo studio dell’Istituto superiore di sanità sulle varianti mostra i dati aggiornati al 18 febbraio, con la prevalenza della variante inglese che rappresenta ormai il 54% del totale dei casi. I valori nelle singole Regioni vanno dallo 0% al 93,3%. Per la variante brasiliana il valore nazionale è del 4,3%, con oscillazioni dallo 0% al 36,2%. Per la sudafricana il valore totale è dello 0,4%, con oscillazioni tra lo 0% e il 2,9% nelle diverse Regioni. La variante inglese è ormai quella prevalente nel Paese, mentre quella brasiliana ha visto una “chiara espansione geografica dall’epicentro umbro” ad altre Regioni del Centro Italia, come Lazio e Toscana. Per questa variante la richiesta è quella di contrastare la sua diffusione con “le massime misure di mitigazione”.

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