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Emilia Romagna, Medicina è isolata come Codogno: “È diventata una città fantasma”

Vicino Bologna vietato uscire ed entrare nel piccolo comune. “In giro c’è un silenzio assurdo” racconta una residente. Nuova zona rossa dopo i 16 contagi in un ex bocciofila e i contagi cresciuti velocemente. Il sindaco: “Uniti ne verremo fuori”. Lo chef Bruno Barbieri: “Ho paura, lì vivono i miei familiari”
A cura di Beppe Facchini
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Una città fantasma, con le strade deserte e le forze dell’ordine a presidiare ogni entrata del centro abitato. È così che si è risvegliato oggi Medicina, il piccolo comune della Bassa Bolognese in totale isolamento da lunedì. L’ordinanza, concordata insieme da Regione Emilia-Romagna e Città Metropolitana di Bologna e sottoscritta dal giovane sindaco Matteo Montanari, eletto poco meno di un anno, ha da circa 48 ore trasformato il paese in una nuova Codogno, impedendo a chiunque l’entrata e l’uscita dal comune (e dalla frazione di Ganzanigo) fino al prossimo 3 aprile. “Siamo uniti e ne verremo fuori insieme” aveva detto Montanari annunciando la novità ai suoi circa 15mila concittadini. Forse era davvero questa l’unica soluzione possibile: l’avanzare dei contagi era diventato preoccupante, perché dopo i primi 16 contagi, registrati in un solo giorno la prima settimana di marzo tra gli anziani frequentatori di un circolo all’ex bocciofila, il bollettino è cresciuto fino a oltre 70 persone positive, di cui venti ricoverate in ospedale. Poi ci sono i degenti in cura a casa, un centinaio di cittadini in isolamento volontario e nove decessi, nella maggior parte dei casi con vittime ultrasettantenni. Ecco perché il governatore Stefano Bonaccini, dopo aver chiesto per due volte misure perentorie a riguardo al Governo, ha deciso alla fine procedere con la chiusura di Medicina e della sua frazione più colpita, creando una nuova zona rossa nel cuore dell’Emilia.

“Medicina adesso è una città ferma, in giro c’è un silenzio assurdo” racconta Giulia, 30 anni. È nata e cresciuta qui e da circa una settimana non esce più neanche di casa per andare in ufficio. “Di solito andavo ogni giorno a lavoro a Lugo, in un’agenzia –continua-. Ma sono tante le persone che vivono qui pur recandosi quotidianamente fuori per lavoro, soprattutto a Bologna e Bentivoglio, a pochi chilometri dal centro, dove c’è l’interporto”.

“Per fortuna a casa nessuno di noi ha riscontrato dei problemi e avendo un giardino molto grande possiamo almeno trascorrere del tempo all’aperto e prendere un po’ di aria, ma fino al 3 aprile non sarà facile –assicura-. Non lo sarà per noi come per il resto dell’Italia: il timore, un po’ dappertutto, è che l’emergenza continui ancora per molto”. Un’emergenza che, almeno da queste parti, sarebbe partita proprio da quel circolo che per una realtà di queste dimensioni ha da sempre rappresentato un punto di incontro per quasi tutto il paese. “Lì, dove sono anni che ormai non si gioca più a bocce, c’è sempre stato un gran via vai di gente. Anziani che giocano a carte e che chiacchierano –racconta ancora Giulia-, ma anche corsi di associazioni sportive, attività di doposcuola e numerose iniziative”.

Chiusi fino al nuovo ordine anche la maggior parte dei negozi, fatta eccezione per farmacie, supermercati e alimentari. “Neanche i tabaccai sono aperti, si possono comprare le sigarette solo dai distributori automatici: le poche persone che si vedono in giro escono giusto per faccende di questo tipo –continua Giulia- le macchine per strada sono pochissime, le persone a piedi ancora meno”. Deserti anche la centralissima Piazza Garibaldi e il Parco delle Mondine, che qui tutti chiamano il parco “del laghetto”, vista la presenza di uno specchio d’acqua solitamente circondato da bambini che giocano sotto l’occhio vigile dei genitori. A controllare che tutto adesso vada per il verso giusto ci sono invece soltanto militari e carabinieri.

“Anche prima di domenica c’era preoccupazione in paese, ma forse un po’ meno di adesso: sentir parlare ai tg di un comune che in pochi conoscono come Medicina ha fatto un certo effetto” conclude Giulia. Ad esprimere vicinanza e solidarietà al piccolo comune bolognese, infine, sono arrivate inoltre le parole del celebre chef Bruno Barbieri, nato proprio a Medicina, dove vivono ancora oggi la madre 86enne, le sorelle e i parenti. “Sono morte persone che conoscevo, ho paura –ha detto all’Ansa-. Mai come in questo momento bisogna restare uniti e, soprattutto, rimanere a casa. I medicinesi sono tosti, coraggiosi: supereranno anche questo momento”.    

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