Covid-19, il medico del San Matteo di Pavia che cura il ‘paziente uno’: “Usiamo farmaci anti Hiv”
"Un cocktail di medicinali, tra i quali c’è anche un farmaco contro l’Hiv che non utilizzavamo più e ora abbiamo riacquistato. Lo somministriamo due volte al giorno". Sono in trincea da quattro giorni, quasi senza tregua, in cerca del metodo più efficace per curare le persone che hanno contratto il coronavirus e sono ricoverate in condizioni gravi. La lotta dei medici – che il governatore lombardo Attilio Fontana questa mattina ha definito "eroici" – si concentra soprattutto negli ospedali della bassa nel Lodigiano e nel Pavese. Tra loro c'è anche Raffaele Bruno, 54 anni, il medico che ha in cura il ‘paziente 1', il 38enne di Codogno da cui sarebbe partito il focolaio, che resta in terapia intensiva al Policlinico San Matteo di Pavia.
Le cure al ‘paziente uno', trasferito da Codogno al San Matteo di Pavia
Per il Coronavirus non c’è ancora una cura specifica. Ci vorrà tempo per sviluppare un farmaco anti coronavirus. Almeno un paio d'anni per un vaccino, secondo le stime di Walter Riccardi dell'Oms. I medici si vedono costretti a trovare da soli la via da percorrere. In un'intervista al Corriere della Sera, Bruno ha spiegato: "Il principio attivo è il Lopinavir, un antiretrovirale che appartiene alla classe degli inibitori della proteasi, un enzima presente sia nell’Hiv sia nel Coronavirus". Non ci sono ancora dati certi sugli effetti della cura, ma "i risultati preliminari che sono incoraggianti".
La sanità lombarda in trincea
Medici, infermieri, operatori sanitari e del 118 in Lombardia si trovano ad affrontare una situazione di emergenza inedita. Decine di persone si presentano al pronto soccorso, centinaia di chiamate al 112 e al numero verde regionale che hanno le linee perennemente intasate. La Croce rossa lombarda ha ridotto le attività a contatto con la popolazione, come i corsi di pronto soccorso, mentre restano garantiti tutti gli interventi di emergenza delle ambulanze. Molti ospedali hanno diminuito le attività di routine e rimandato gli interventi rinviabili. Le strutture di Oglio Po e Cremona hanno sospeso le attività chirurgiche mantenendo attivo il servizio di urgenza. A Cremona è stata allestita una tenda da campo per filtrare gli ingressi al pronto soccorso.