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Covid-19, la manager di una multinazionale: “Aperti in Cina e chiusi a Codogno, è paradosso”

Stabilimenti aperti in Cina, ma chiusi in Lombardia. È il paradosso denunciato da una manager italiana che guida una multinazionale. “In Cina hanno dettato delle norme da seguire, le abbiamo messe in pratica, ci hanno controllato e poi ci hanno dato il via libera a operare. Vogliamo replicare lo stesso sistema a Codogno”, ha spiegato Maria Vittoria Falchetti, responsabile Marketing di Mta, azienda della componentistica auto con 600 dipendenti nella zona rossa.
A cura di Simone Gorla
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Stabilimenti aperti in Cina, nel cuore del contagio, ma chiusi in Lombardia. È il paradosso denunciato da una manager italiana, che chiede alle autorità italiane di permettere alle aziende di lavorare seguendo le necessarie norme di sicurezza ed evitare così la paralisi per l'emergenza coronavirus.

L'appello della manager: In Cina lavoriamo seguendo le norme, vogliamo lo stesso a Codogno

"In Cina hanno dettato delle norme da seguire, le abbiamo messe in pratica, ci hanno controllato e poi ci hanno dato il via libera a operare. Vogliamo replicare lo stesso sistema a Codogno. Vogliamo far capire che siamo in grado di mettere in atto le stesse misure", ha detto Maria Vittoria Falchetti, responsabile Marketing di Mta, azienda della componentistica auto con 600 dipendenti a Codogno, nella zona rossa del Basso Lodigiano. La dirigente ha parlato a Circo Massimo di Radio Capital, chiedendo perché i suoi stabilimenti sono aperti in Cina ma chiusi in Lombardia.

"Fateci riaprire con tutte le precauzioni necessarie"

Falchetti ha spiegato quali sono le misure messe in atto in Cina e che sarebbero replicabili anche in Italia. "Noi misuriamo fuori dallo stabilimento la temperatura, facciamo igienizzare le mani, consegniamo le mascherine giuste, mettiamo i guanti, ma a Codogno siamo chiusi da venerdì scorso e da allora i nostri dipendenti sono fermi. Fatturiamo mezzo milione di euro al giorno, stiamo parlando di perdite milionarie. E non riusciamo più gestire i clienti". Alle autorità la manager di Mta chiede di "fare entrare il 10% del nostro organico, verrà distribuito su 40 mila metri quadri, nel pieno rispetto delle norme sanitarie volute dal Ministero della Sanità. Ieri il Prefetto ha detto che sarebbe stata questione di ore, ora speriamo che arrivi il permesso. C'è voglia di riprendere, di rimettersi al lavoro. Siamo pronti a ripartire".

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