Il laboratorio di Bologna e le analisi dei tamponi per il Coronavirus: “Ne arrivano 600 al giorno”
“Il laboratorio è aperto sette giorni su sette, 24 ore su 24, anche i festivi: da oramai tre settimane non ci siamo mai fermati” assicura la professoressa Maria Carla Re, direttore dell’unità operativa di microbiologia del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna e responsabile del Centro di Riferimento Regionale per le Emergenze Microbiologiche (CRREM) in Emilia-Romagna. È qui, nei laboratori bolognesi, che ogni giorno arrivano circa 400 tamponi da analizzare da tutta la regione, oltre a quelli inviati sotto le Due Torri nei primissimi giorni del contagio in Italia da altre zone vicine. “La fatica è tanta perché siamo sotto pressione –spiega-, una pressione determinata dal numero di campioni che ci arrivano da più centri”.
Il CRREM diretto dalla professoressa Re non è l’unico attivo in regione, ma è di sicuro quello che finora ha messo in campo lo sforzo più grande da quando l’epidemia di Covid19 ha cominciato a spaventare l’intero Paese. “A febbraio eravamo già pronti, perché informati sull’allarme proveniente dalla Cina e che sarebbe potuto arrivare in Italia –continua-: nella prima settimana del mese scorso ne saranno arrivati al massimo dieci al giorno, mentre la scorsa settimana ne sono arrivati fra i 400 ed i 600 al giorno”.
“Questo virus –spiega ancora Re- è un virus dell’RNA, come l’influenza o l’Ebola. Ed è un virus che va cercato a livello di vie respiratorie, per questo bisogna effettuare un tampone naso-faringeo che possa raccogliere anche le cellule che poi andremo ad analizzare”. In che modo? Non di certo al microscopio, diversamente da come avviene coi batteri. “Ogni tampone che arriva e accompagnato da una scheda nella quale, oltre ai dati del paziente, si evince anche la sintomatologia” continua. Sintomatologia che ormai, come si è imparato velocemente anche dalle nostre parti, può presentarsi in diversi modi e in maniera più o meno aggressiva. “In caso di sintomatologia importante, il campione in questione ha la precedenza –spiega ancora l’esperta- con un codice rosso. I casi di sintomatologia più lieve vengono invece analizzati successivamente, anche se questo crea, ovviamente, delle code. I test che noi eseguiamo sono molto lunghi, dunque riusciamo alla fine a repertarne 200-250 al giorno”. Sommando quelli avanzanti giorno per giorno, è quindi decisamente chiaro come la mole di lavoro nei laboratori bolognesi sia notevole, al punto che “non riusciamo ad esaudire le richieste dei nostri clinici entro le 24 ore”.
“Oggi come oggi esistono dei test commerciali che sicuramente potrebbero accorciare i tempi -conclude Maria Carla Re- ma noi, così come tutti gli altri centri di riferimento regionali nel nostro Paese, siamo disincentivati dall’Istituto Superiore della Sanità ad utilizzarli, perché sappiamo ancora poco su questi test. Il mio desiderio sarebbe comunque quello di continuare a farcela in questo modo: preferisco dare un risultato con ore di ritardo purchè sia un risultato sicuro”.