Coronavirus, il direttore dell’ospedale Cannizzaro di Catania: “Abbiamo retto, ma resta allarme”
Al via in Italia la "fase due" dell’emergenza Coronavirus. La fase dove sarà consentito la graduale riapertura di diverse attività commerciali, rientri nel proprio domicilio e uscite per diverse ragioni. Ma come si prepara il sistema sanitario del sud e i rientri degli studenti e lavoratori in Sicilia? Fanpage.it ha intervistato il dott. Salvatore Giuffrida, direttore generale dell'ospedale Cannizzaro di Catania:"Allerta attenzione massima in previsione di un'apertura della fase due. Catania ha avuto un numero di contagiati più alti e purtroppo il timore c'è e si lavora sapendo di fare qualcosa di straordinario".
I primi due mesi. "Abbiamo retto l'urto"
Questi due mesi hanno messo a dura prova tutte le strutture sanitarie della Sicilia che comunque hanno ben retto l'urto del numero dei contagi in ogni provincia. Soprattutto negli ospedali che non hanno perso la loro vocazione, come quella dell'ospedale Cannizzaro di Catania, che è di riferimento regionale di emergenza. "L'ospedale Cannizzaro – ha detto il dott. Salvatore Giuffrida – si è dotato di un'attività propria per i pazienti Covid positivi sia che necessitassero di una terapia intensiva che di una degenza ordinaria all'interno dei 105 posti letto che abbiamo attivato grazie all'intervento strategico e tempestivo dell'Assessorato regionale della Salute". Attualmente – continua – la pressione per la patologia Covid è allentata ma, lo stesso, abbiamo pazienti ricoverati in malattie infettive positivi per Covid ma l'allerta non viene scemata".
Fase due."Allerta e attenzione"
In previsione di un'apertura della fase due l'ospedale catanese si è attivato per le attività ambulatoriali e possono essere fruite con sicurezza."In effetti – aggiunge il dott. Giuffrida – Catania ha avuto un numero di contagiati più alti, ma ritengo che possa, come ha già dimostrato, affrontare eventuali emergenze che si dovessero rappresentare credo con maggiore tranquillità". La fase due – continua – che significa l'apertura di attività che possono anche compromettere o che possono anche portare a un aumento dei contagi, sia gestita anche all'interno degli ospedali ma non solo, lì è importante il lavoro che si sta facendo sul territorio, le attività delle USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale), il coinvolgimento dei medici di continuità assistenziale, medici di base e così via".
Strutture del sud meno efficaci?"Orgoglio di appartenenza"
Nonostante il numero dei contagi notevolmente più basso rispetto a quelle regioni del Nord, le strutture sanitarie del sud hanno reagito in modo adeguato alle esigenze dei pazienti."Noi siamo al sud ma in questo – dice il direttore Giuffrida – ci riconosciamo un po' meno depressi. Ci possono essere state delle imperfezioni nelle procedure, però stiamo andando sempre meglio e sempre più al passo con un collegamento continuo sia con l'Assessorato, che con la presidenza e con gli altri colleghi delle direzioni strategiche. Lì si gioca la vera partita e si vincerà per questo".
In queste settimane, abbiamo assistito a diverse immagini gioiose di dimissioni dei pazienti malati di Covid, perché guariti. Come la nonnina di 97 anni operata per frattura di femore, o di una paziente operata di aneurisma dell'aorta addominale, positiva al Covid, esce dalla rianimazione in condizioni, sicuramente impegnative ma stazionarie. Qui si vede la soddisfazione e il senso di appartenenza degli operatori sanitari. "L'atteggiamento dei medici, infermieri e anche ausiliari, prima è stato di timore – racconta il dott. Giuffrida – adesso devo dire, ho percepito l'orgoglio dell'appartenenza, si percepisce la soddisfazione degli operatori, la si legge proprio negli occhi.
Aggiunge – "Per le prossime settimane il timore c'è, ma si lavora sapendo di fare qualcosa di straordinario. Conclude – "Non esiste un ringraziamento più sincero e più sentito per tutto quello che stanno facendo tutti i medici, infermieri, ausiliari, operatori tecnici e amministrativi perché si è sentita forte l'esigenza di fare squadra. In tutte le aziende, c'è un forte sentimento di appartenenza sapendo che è una guerra che combattiamo e la combattiamo insieme per la collettività"