Dopo la frenata, una brusca e inattesa accelerazione: i casi positivi al Coronavirus in Italia sono 80.539 (6.153 in più rispetto a ieri), di cui 10.361 guariti (999 in più rispetto a ieri) e 8.165 morti (sono 662 in più rispetto ai ieri). Questi i numeri dell’ultimo bollettino reso noto dalla Protezione civile nel corso del punto stampa giornaliero con il bilancio aggiornato dell’epidemia.
“Male la Lombardia, malissimo Milano”. Giovanni Forti, 25 anni è studente di Economics all'Università di Pisa e alla Scuola Superiore Sant'Anna. Dal 2018 fa parte della redazione di YouTrend, dove di occupa della parte editoriale, dell'analisi dei dati e della produzione di data visualization e su YouTrend ha scritto diversi articoli sulla pandemia del Covid-19: “La provincia di Milano fa circa 800 contagi in più rispetto a ieri – spiega a Fanpage.it -. Ma se è vero che dovevamo evitare il contagio nell’area metropolitana, questo è un punto molto problematico. Sarebbe il primo focolaio in una grande città. La cattiva notizia è questa: che la regione che nei giorni scorsi aveva trainato la frenata dei contagi e dei decessi, oggi è quella che traina la nuova accelerazione”.
È esplosa Milano, ma il resto della regione?
Tutte le altre province hanno avuto una crescita lineare rispetto a ieri. Brescia e Bergamo sono cresciute tra i 300 e i 400 casi rispetto a ieri. In alcuni dei giorni scorsi c’era stato una crescita ancora minore. Ora stiamo su una retta in crescita.
Che notizie arrivano, invece dalle altre regioni?
Per quanto riguarda le altre regioni, la situazione è abbastanza stabile. Quasi tutte le regioni hanno avuto una crescita tra il 5% e il 15%. Il Veneto, come da molti giorni, è quello con la crescita percentuale più bassa, assieme a Marche e Trentino-Alto Adige, mentre tra le regioni più grandi sono Sicilia e Abruzzo quelle con la crescita percentuale più alta. Guardando il resto dei dati, buona parte del numero dei morti viene dalla Lombardia. Nelle regioni in cui i numeri sono bassi, dovremmo aspettarci una crescita del numero dei morti nei prossimi giorni. E poi c’è il giallo Piemonte.
Giallo Piemonte?
Il bollettino condiviso oggi su Twitter dalla Regione Piemonte dice che il totale dei deceduti in Piemonte è ora di 499, quando il dato del bollettino di ieri era di 449. Questo dato non è stato riportato nel bollettino delle 18 e adesso bisogna capire perché. Da qualche parte c’è un errore umano, ed è fisiologico possa capitare. Però parliamo di 50 morti in più o in meno che vogliono dire tanto nel giudicare il progredire dell’epidemia.
Parliamo di dati approssimativi. Oggi il sindaco di Bergamo Giorgio Gori ha detto che a Bergamo i morti sarebbero 3 o 4 volte di più di quelli conteggiati. Questo genere di errori inficia tutte le stime e tutti i bollettini della Protezione Civile?
Il dato ufficiale è chiaramente un’approssimazione: nessuno tra Protezione Civile e ISS pretende di contare tutti i malati d’Italia, perché non è possibile. Si parte dai casi ufficiali, sperando siano ben distribuiti, e poi si prova a costruire una stima. I dati veri li troviamo in fase di remissione dell’epidemia. Il numero di morti è fondamentale per fare questi calcoli. Nel momento in cui il numero di morti diventa inaffidabile, come a Bergamo, in cui si stima i deceduti siano 3 o 4 volte il dato ufficiale, ecco che sballano tutti i conteggi.
Come mai questo accade?
Ci sono due vettori lungo i quali possono nascere i problemi. Uno è la mortalità in eccesso, per persone che non possono ricevere le cure, a causa del collasso sanitario regionale. Sono persone che magari nemmeno hanno Coronavirus, ma che un anno fa non sarebbero morte. E poi ci sono persone che hanno contratto Coronavirus che magari non vengono ricoverate, o vengono dimesse troppo presto. Gente che muore a casa, o negli ospizi, e il cui decesso non viene repertato come decesso di un paziente positivo al Covid 19.