Coronavirus, i virologi di Milano contro la movida: “I giovani non capiscono, chiudiamo i locali”
Locali aperti e tavoli pieni, apertivi e cena, folla sui Navigli a Milano e a Ponte Milvio a Roma. L'emergenza coronavirus non sembra aver fermato la voglia di uscire e divertirsi. Nonostante i quasi 6mila malati e gli oltre 230 morti accertati, a dispetto di raccomandazioni e divieti delle autorità sanitarie, nel weekend le grandi città hanno vissuto il consueto affollamento nei quartieri della movida. Un comportamento che gli scienziati dell'ospedale Sacco di Milano condannano con forza come irresponsabile e sbagliato, chiedendo alle autorità di valutare la chiusura dei locali.
"In troppi si comportano come se il coronavirus non li riguardasse come se fosse solo un problema degli anziani", ha sottolineato Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell'ospedale milanese. Il comportamento di chi nelle scorse ore ha voluto a tutti i costi continuare a fare la vita di sempre, senza rinunciare a compagnia e divertimento, suscita "tristezza" e "scarsa responsabilità sociale", ha detto Gismondo intervistata da AdnKronos. L'idea che il virus sia un problema solo per gli anziani, ha aggiunto, è sbagliata "da un punto di vista epidemiologico" e porta alla "possibilità di contagiare le categorie più fragili con gravi conseguenze".
Sulla stessa linea anche il virologo Massimo Galli, direttore responsabile del reparto malattie infettive del Sacco. "Se i giovani reagiscono così non c'è che un modo, chiudere i locali. Si devono rendere conto che la situazione è tale che un giovane se la piglia, la passa al nonno e rischia di ammazzarlo. Questo va fatto comprendere con una certa chiarezza", ha ribadito a In mezz'ora in più su Raitre.