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I genitori del 23enne intubato per Covid a Cremona: “Ricoverato tardi, ci sentiamo responsabili”

Durante un’intervista al Tg1, Francesca Mangiatordi, autrice dello scatto alla collega che ha commosso il web, nonché medico del pronto soccorso di Cremona, ha raccontato una situazione particolarmente grave e difficile vissuta la notte precedente. “Quello che mi ha provato oggi è stato intubare un ragazzo di 23 anni – ha detto – con una polmonite bruttissima. Ha un quadro respiratorio pessimo”, causato dal contagio da Coronavirus. Il padre del ragazzo, Luigi Frati, ha mandato una lettera al quotidiano “La Provincia di Cremona” parlando della situazione del figlio: “Stefano è stato ricoverato tardi, ma io e mia moglie ci sentiamo responsabili”, ha scritto.
A cura di Filippo M. Capra
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Durante l'intervista al Tg1 del medico del pronto soccorso dell'ospedale di Cremona, Francesca Mangiatordi, autrice dello scatto alla collega che ha commosso il web, la dottoressa ha menzionato una situazione particolarmente grave e difficile vissuta la notte precedente. "Quello che mi ha provato oggi è stato intubare un ragazzo di 23 anni – ha detto – con una polmonite bruttissima. Ha un quadro respiratorio pessimo", causato dal contagio da Coronavirus. Il padre del ragazzo, Luigi Frati, ha mandato una lettera al quotidiano "La Provincia di Cremona" parlando della situazione del figlio: "Stefano è stato ricoverato tardi, ma io e mia moglie ci sentiamo responsabili", ha scritto.

Il padre del ragazzo: Mi ha accompagnato al pronto soccorso e si è ammalato

La notizia, che ha toccato i telespettatori, ha avuto un seguito oggi, giovedì 12 marzo, con la pubblicazione della lettera di Luigi sul giornale. "Vorrei spiegare – scrive – che lui non è uno che partecipa alla movida o frequenta i locali disinteressandosi delle indicazioni delle autorità, ma che probabilmente ha contratto il virus quando mi ha accompagnato al pronto soccorso di Cremona il giorno venerdì 21 febbraio scorso". Quel giorno, Luigi si era recato presso il nosocomio del capoluogo di provincia lombardo a causa di una colica renale, accompagnato dal figlio: "Siamo arrivati alle ore 10 e sono stato dimesso alle 17.30", continua. Dal lunedì successivo, i primi sintomi: "Il lunedì seguente ho avuto la prima febbre, poi però nel giro di una decina di giorni sono stato meglio. Tutta la famiglia si è messa in quarantena volontaria 15 giorni, in accordo con il medico di base. Anche mia moglie ha avuto qualche linea di febbre, ma la sua situazione si è risolta senza complicazioni".

Luigi Frati: Nessun controllo, l'hanno ricoverato tardi. Io e la madre ci sentiamo responsabili

Al contrario, Stefano ha registrato temperature corporee stabili sui "39.5°-40°" per una settimana. "Il nostro medico – si legge nella lettera di Luigi – ci ha detto di aspettare e cercare di controllare la febbre con il paracetamolo, la stessa indicazione della guardia medica fino a ieri (martedì 10 marzo, ndr) quando abbiamo deciso di allertare il 118 che lo ha ricoverato". E, nonostante abbiano seguito le indicazioni fornitegli, Luigi e sua moglie si sentono "responsabili delle gravi condizioni di nostro figlio". Stefano non sarebbe stato visitato da nessuno, stando a quanto scritto dal padre del ragazzo nella lettera, "e tutto si è svolto in maniera asettica via telefono", dice. Il padre del 23enne ha comunque ringraziato l'ospedale di Cremona e la dottoressa Mangiatordi "per quanto stanno facendo". Infine, ha cercato di spegnere sul nascere ogni possibile polemica possa scaturire dalla sua testimonianza nei confronti del nosocomio che "sta curando ciò che purtroppo e sicuramente involontariamente ha causato".

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