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A Brescia gli ospedali sono saturi: “Non riusciamo più a ricoverare tutti”

A Brescia, la provincia più colpita dall’epidemia di Coronavirus, le strutture sanitarie sono ormai sature: i posti di Terapia Intensiva sono pochissimi, quasi terminati, e alcuni pazienti non possono più essere accolti. È il momento di quelle scelte che un medico non vorrebbe mai dover fare: scegliere a chi prestare le cure.
A cura di Nico Falco
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A Brescia i posti negli ospedali stanno finendo. Il numero dei contagiati aumenta, così come quello delle persone che hanno bisogno delle cure in della Terapia Intensiva, ma non c'è più posto. E così le porte degli ospedali, quelle che per definizione dovrebbe essere sempre aperte, finiscono col chiudersi: nella provincia più colpita dalla pandemia di Coronavirus i medici sono costretti a rimandare i pazienti a casa, a non accettare il ricovero. I reparti sono saturi e nei Pronto Soccorso c'è la fila di ambulanze che trasportano nuovi ammalati anche dalla provincia di Bergamo, dove la situazione era già drammatica nei giorni scorsi. Il momento della scelta più crudele, quello paventato nei giorni scorsi, è diventato realtà: fare una distinzione tra gli ammalati, valutare le condizioni di salute e le possibilità di guarigione, e riservare a loro quei letti di Rianimazione.

"Uno dei parametri che guardiamo per il ricovero in ospedale – ci dice Germano Bettoncelli, medico di base della provincia di Brescia –  oltre alla febbre elevata e la difficoltà di respiro è la saturazione di ossigeno, che vuol dire la concentrazione di ossigeno nel sangue che riusciamo a misurare anche noi. Le linee guida delle malattie respiratorie dicono che quando hai una saturazione inferiore a 92, 90, il paziente va ricoverato, io ho avuto pazienti che sono rimasti a casa con saturazioni inferiori a 80 e sono stati ricoverati quando la saturazione era a 70, cioè vuol dire che sei sul confine tra la vita e la morte".

La conseguenza è che chi ha meno possibilità di superare la malattia viene lasciato a casa. Un ragionamento aberrante, perché spesso negare le cure significa lasciar morire una persona. Ma in certe situazioni, quando le risorse sono ridotte all'osso e le strutture sono sul punto di collassare per i troppi accessi, è l'unico possibile. "Non si riesce a curare tutti – continua il medico specialista pneumologo –  non si riesce a garantire a tutti l'assistenza e il sostegno alla respirazione e siccome il numero di questi strumenti è limitato evidentemente in ospedale viene fatta una selezione, in alcuni momenti riuscire ad avere il ricovero di pazienti anziani e con altre patologie è stato difficile, io stesso ho avuto un decesso di questo tipo di un mio paziente che è deceduto a casa".

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