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Giorgio Gori sull’emergenza Coronavirus: “Il governo fermi tutto per 15 giorni: dobbiamo fare come Codogno”

Il sindaco di Bergamo, capoluogo della provincia più colpita dal Coronavirus, chiede al governo di fare della Lombardia una grande Zona Rossa come quella della Bassa Lodigiana, per arginare i contagi: “Qui ogni due giorni raddoppia il numero dei pazienti in ospedale: non riusciamo a reggere questa progressione”. “Atalanta in Champions? Tifosi, stasera state a casa”.
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“Quello che stiamo vedendo a Bergamo si vedrà presto in tutta Italia e in tutta Europa”. Non addolcisce la pillola, Giorgio Gori, sindaco del capoluogo della provincia più colpito d’Italia dall’epidemia di Coronavirus. 1245 casi al 9 marzo, più del lodigiano da cui è partito tutto, con un aumento che continua a non conoscere soste. Ed è per questo che Gori, assieme al presidente della Regione e ai sindaci delle città capoluogo sta chiedendo con forza al governo di inasprire ulteriormente, “almeno in Lombardia”, le misure di contenimento rafforzato oggetto dei due Dpcm dell’8 e del 9 marzo: “Noi chiediamo che per due settimane l’Italia si fermi, come a Ferragosto: tutto fermo e tutti a casa, dai negozi alle imprese”, spiega Gori a Fanpage.it.

Insomma, pare di capire che quel che ha fatto il governo non basta, secondo voi…

Intendiamoci: è un grosso passo avanti, rispetto al decreto che aveva messo in quarantena il solo Nord. Credo che il governo abbia capito la situazione rischiasse di sfuggirgli di mano in Meridione e ha preso le giuste contromisure. Ora però devono capire un’altra cosa…

Cioè?

Che per il Nord, per come è messo, queste misure non sono sufficienti.

Spieghi meglio…

È abbastanza semplice: oggi la Lombardia ha il record di contagiati in Italia, e Bergamo il record di contagiati in Lombardia. Sembrano tantissimi, ma in realtà sono molti di più.

Quanti di più?

Non lo so dire, ma vado di logica: noi oggi facciamo tamponi sono alle persone che poi ricoveriamo, quelle che arrivano in ospedale con una polmonite, tanto per essere chiari. Di fatto, i contagiati che si leggono nelle statistiche sono loro. Il problema è che noi sappiamo che i contagiati che necessitano delle terapie intensive sono circa il 10% sul totale. Quindi…

Quindi per ogni contagiato ce ne sono altri nove in circolazione che non sanno di esserlo?

Non sono un medico, non mi permetto di dare cifre. Però non possiamo permettere agli asintomatici di girare liberamente per le nostre città, di andare al supermercato, di andare a lavorare. D’accordo, c’è anche l’economia, però prima viene la salute. È in ballo la tenuta del nostro sistema sanitario, e della nostra società.

L’ha detto al governo?

Lo diciamo tutti insieme, qui in Lombardia, a prescindere dal colore politico. Qui la situazione è preoccupante perché mancano posti letto in terapia intensiva, mancano gli strumenti, mancano i medici. Noi non possiamo reggere il ritmo attuale dei contagi: allo stato attuale, raddoppiano ogni tre giorni. Noi già tra tre giorni faremo fatica a reggere il numero di persone che richiedono la terapia intensiva.

Quindi, Zona Rossa?

Quindi dobbiamo fare come Codogno e la Bassa Lodigiana, dove la Zona Rossa ha nei fatti azzerato i contagi. Per questo chiediamo quelle stesse misure anche per i nostri territori. A Bergamo ci sono già più di mille commercianti che hanno volontariamente fermato le loro attività e oggi la città è praticamente deserta. Devono farlo anche tutti gli altri, però. E devono farlo le aziende che ancora sono aperte.

Scusi, però. Perché solo la Lombardia, allora?

Perché da noi la situazione è seria qui e ora. E l’emergenza è davvero a pochi passi. Però è vero che anche le altre regioni, forti della nostra esperienza, non debbano commettere i nostri stressi errori. Noi abbiamo passato settimane a inseguire contagi che erano già avvenuti, a chiudere stalle da cui erano già scappati i buoi.

Quindi, secondo lei, le misure andrebbero inasprite su tutto il territorio nazionale?

Sì, assolutamente. E sono sicuro che il governo se ne renderà presto conto.

Intanto hanno finalmente bloccato il campionato di calcio, ma la Champions League va avanti. E stasera c’è Valencia – Atalanta…

È surreale che Bergamo possa festeggiare un traguardo storico in un momento tanto delicato per la vita della sua comunità. A questo punto però, mi lasci rivolgere un appello ai miei concittadini tifosi: comunque vada stasera, non guardate la partita insieme ad altri. E nel caso dovesse esserci occasione di festeggiare, limitatevi a urlare qualcosa dalla vostra finestra.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è "Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024).
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