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Covid 19

Gianni è stato dimesso: “Febbre e diarrea non davano tregua. Credevo di morire”

Gianni Argellati, dipendente 50enne di Fincantieri di La Spezia, è uno dei sopravvissuti al Coronavirus. Ha raccontato il suo calvario al quotidiano La Nazione, dalla manifestazione dei primi sintomi alla diagnosi fino ai giorni più critici del ricovero in ospedale: “Non fidatevi neanche del migliore amico, potrebbe avere il Covid-19 e non saperlo. Non date niente per scontato, proteggetevi il più possibile”.
A cura di Ida Artiaco
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Immagine da La Nazione.
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Dal Coronavirus si può guarire. È stato difficile, non è come semplice influenza, ma Gianni Argellati, dipendente 50enne di Fincantieri di La Spezia, sposato e papà, è uno di quelli che ce l'ha fatta a superare l'infezione ed è sulla via della ripresa. Al quotidiano La Nazione ha raccontato la sua esperienza, il lungo calvario dalla manifestazione dei primi sintomi fino alla diagnosi e i giorni trascorsi all'ospedale Sant’Andrea, da dov è stato dimesso il 21 marzo, dopo due settimane di ricovero. Si trova attualmente al Falcomatà, dove terminerà il protocollo per il Covid-19. "Il primo sintomo la sera di venerdì 28 febbraio, avevo un freddo intenso e un febbrone sopra i 39 – ha raccontato al giornale -. Sabato mattina tutto inspiegabilmente passato e ci avevo scherzato su in famiglia con ‘era una febbre dello sviluppo’, come gli adolescenti. Nel tardo pomeriggio la temperatura si era rialzata, avevo cercato di abbassarla con la tachipirina, in più si era aggiunta una forte sindrome diarroica: per questo, tutti mi dicevano ‘non è sintomo da Coronavirus, stai sereno".

Ma Gianni ha continuato a stare male nei giorni successivi. "Mentre la diarrea non mi dava tregua, i primi problemi di respirazione. Lunedì 9 marzo mattina ho chiamato il 112 chiedendo un’ambulanza, arrivata alle 12″. Poi è stato sottoposto al tampone e l'esito è stato positivo. "Hanno notato un principio di polmonite – ha continuato -. Dopo quattro giorni sono stato trasferito a Medicina d’urgenza. Qua, all’inizio, il personale non era equipaggiato, poi hanno migliorato la condizione di sicurezza". A quel punto, è stato curato con farmaci utilizzati per malaria e Aids. "Poi, la sera di venerdì 20 hanno provato a togliermi l’ossigeno ‘assistito’ e il giorno dopo lo hanno fatto completamente, osservando che riuscivo a recuperare il respiro. La fase critica era alle spalle". Anche se il peggio era passato "per due volte ho pensato che sarebbe finita male e quindi quasi ho sperato si chiudesse rapidamente, senza soffrire troppo". Gianni non sa neppure dire dove possa aver contratto il Coronavirus: "Non sa quante volte ci avrò riflettuto. In realtà, al di là della routine casa-lavoro, potrei considerare un viaggio in treno a Genova, in trasferta per un corso di aggiornamento, una settimana prima delle iniziali avvisaglie. In Fincantieri, però, potrebbe essere capitato ovunque". Infine, ha fatto un appello: "Non fidatevi neanche del migliore amico, potrebbe avere il Coronavirus e non saperlo. Non date niente per scontato, proteggetevi il più possibile. Se riuscite, restate a casa e se dovete necessariamente andare a fare la spesa, quando rientrate, lasciate fuori gli indumenti e lavateli".

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