Riceviamo e pubblichiamo la storia di una nostra giovane lettrice:
"Sono una studentessa di 17 anni e questa volta ho deciso di non stare in silenzio. Vorrei raccontarvi di un episodio di razzismo legato al Coronavirus. Non è tra i più gravi e non è successo solo a me, ma forse è questo a renderlo importante. A renderlo uno di tanti altri, una di quelle ingiustizie e cattiverie che succedono così spesso da diventare la norma. Ma il semplice fatto che succeda tutti i giorni non vuol dire che è giusto, no?
Avevo deciso di andare sulle giostre, ho comprato un biglietto e ci sono salita. Proprio come ogni mia coetanea avrebbe il diritto di fare. A quanto pare non tutti la pensano così, perché dei ragazzi vicino a me hanno iniziato a deridermi riguardo al Coronavirus, indossando addirittura una mascherina, mentre altri che non erano saliti sulla giostra filmavano tutto. Alla fine il ragazzo con la mascherina è scappato urlando, tra le risate generali. Io però non avevo intenzione di scappare, perciò ho fatto un secondo giro. Alla biglietteria mi hanno chiesto: "non sei cinese, vero?" e anche il ragazzo che raccoglieva i biglietti (amico di quelli di prima) si è messo una mascherina ghignando con gli altri. Andandomene, le ragazze della biglietteria mi stavano ancora fissando. A quel punto ho reagito fingendo di tossire. E facendo fare un balzo a un passante, che si è scostato per starmi lontano.
Ho gli occhi a mandorla e non dovrei giustificarlo. Come mi sono sentita? Non ve lo dirò, immaginatelo. Come vi sareste sentiti voi? Come si sentono ogni giorno le persone? E non parlo "solo" di chi ha i lineamenti asiatici o del Coronavirus, parlo di tutti gli episodi che quasi nessuno riesce a raccontare. Parlo delle vittime, ma parlo anche a chi rimane a guardare.
Spero di essere ascoltata, questa volta.
Marianna".