Così le Ong stanno aiutando l’Italia a combattere l’epidemia di Coronavirus
Bistrattate per anni da buona parte delle forze politiche, insultate quotidianamente per l'aiuto fornito ai più deboli, accusate di speculare sul dolore e sulle emergenze: dopo anni di marginalizzazione e insulti l'epidemia di coronavirus ha finalmente sollevato il velo su quale sia il vero ruolo delle ONG, quello di aiutare le persone più vulnerabili. In campo sono scese alcune tra le più importanti organizzazioni non governative del mondo a partire da Emergency e Medici Senza Frontiere, che hanno dato la loro disponibilità dopo gli appelli lanciati dalla Regione Lombardia nelle scorse settimane, quando l'assessore al welfare Giulio Gallera dichiarò: “Ogni aiuto e contributo da specializzandi, medici in quiescenza, Ong è molto ben gradito”. La richiesta fece molto scalpore, visto che arrivava da uno schieramento che aveva avversato in ogni modo le organizzazioni non governative impegnati nei soccorsi dei migranti in mare, ma la risposta positiva fu ovviamente immediata.
Coronavirus, da Emergency cibo e farmaci ai malati in quarantena
Emergency ha messo a disposizione delle autorità sanitarie italiane le competenze acquisite negli ultimi anni con l'epidemia di Ebola del 2014/2015 in Sierra Leone. L'Ong fondata da Gino Strada e sua moglie Teresa Sarti ha messo in campo molte iniziative utili a partire da quella di Milano: "In risposta all’appello fatto dal Comune nell’ambito della piattaforma Milano Aiuta, abbiamo attivato un servizio per le richieste di trasporto di beni (alimentari, farmaci o altri beni di prima necessità) per gli over 65, coloro a cui è stata ordinata la quarantena e le persone fragili a rischio movimento". Il servizio, completamente gratuito, è attivo dal lunedì al sabato chiamando il numero di telefono 020202.
Medici, infermieri e logisti nel frattempo stanno monitorando la situazione sanitaria nei centri milanesi dedicati ai senza fissa dimora, nelle strutture per minori stranieri non accompagnati (MSNA), in quelle del sistema Siproimi (ex SPRAR), nei Centri di accoglienza straordinaria (CAS) e in alcuni campi rom segnalati dal Comune. Importante anche il lavoro informativo: le direttive delle autorità sanitarie per evitare il contagio sono state tradotte in inglese, francese, russo, Punjabi, Wolof e Bengali, rivolgendosi anche a quelle comunità che difficilmente avrebbero accesso ai decreti.
Coronavirus, Medici Senza Frontiere all'ospedale di Codogno, primo focolaio dell'epidemia
Prezioso anche il lavoro di Medici Senza Frontiere. Da oltre una settimana l'ONG sta operando all’ospedale di Codogno, dove è stato individuato il primo caso di Covid-19 in Italia e dove la metà dei 100 posti letto è ancora occupata da pazienti colpiti dal coronavirus. Medici, infermieri ed esperti di igiene lavorano quotidianamente con il personale della struttura mettendo a disposizione le competenze acquisite in aree del mondo con gravi criticità sanitarie. “Quando abbiamo registrato il primo caso, il virus era già in circolazione. Adesso per noi è importante gestire questa epidemia ed evitare nuovi contagi. L’affiancamento di MSF è molto importante, stiamo già imparando molto” dice il dottor Andrea Filippin, direttore medico del Presidio ospedaliero di Codogno. “Non lavoro in Italia da molto tempo ma oggi sono contenta di poter dare il mio contributo e di vedere tanta solidarietà tra lo staff MSF e quello dell’ospedale di Codogno” dice Carlotta Berutto, infermiera e coordinatrice dell’intervento di MSF a Codogno, con oltre 10 anni di esperienza di missioni umanitarie all’estero. “Oggi la nostra priorità è proteggere lo staff dell’ospedale. Con tutto quello che hanno fatto per prendersi cura dei pazienti, hanno avuto poco tempo di pensare a loro stessi. Oggi li aiutiamo a combattere in sicurezza l’epidemia, perché possano continuare il loro lavoro assistendo tutti pazienti, non solo quelli contagiati dal Covid-19 ma anche gli altri che hanno bisogno di cure”.
Coronavirus, Action Aid mette in campo 70 attivisti digitali per fornire informazioni corrette sull'epidemia
Importante anche il lavoro di Action Aid. Dopo le esperienze maturate nei terremoti de L'Aquila 2009 e del Centro Italia del 2016 l'associazione si sta impegnando anche nell'emergenza coronavirus. Settanta attiviste e attivisti digitali hanno lanciato la piattaforma covid19italia.help, "uno spazio accessibile, interattivo e aggiornato, dove è possibile trovare informazioni verificate e, soprattutto dove i bisogni incontrano le offerte di aiuto".
L'Ong Samaritan’s Purse sta realizzando un ospedale da campo a Cremona
In campo è scesa anche l'Ong statunitense Samaritan’s Purse, che si è impegnata a costruire un piccolo ospedale da campo a Cremona portando anche medicinali e respiratori. Sono in allestimento in questi giorni 16 tende per un totale di 60 posti letto e otto di rianimazione. Da mercoledì mattina alle 8 il lavoro è incessante: all'opera non solo i volontari dell'associazione evangelica, ma anche la protezione civile della provincia e gli uomini del 10° Reggimento Genio Guastatori di Cremona.
Hope, l'associazione no profit ha donato 24 ventilatori polmonari in Lombardia
In Lombardia, la regione più colpita dalla pandemia di coronavirus, opera anche Hope, organizzazione non profit, laica e indipendente che aiuta bambini e comunità in difficoltà in Italia e in Medio Oriente e che si è specializzata negli anni soprattutto nella tutela della salute e dell’educazione. Davide Bullo, membro dell'associazione, racconta: "Il 12 marzo siamo stati tra i primi a consegnare sette posti letto di rianimazione, 11 ecografi portatili, 24 ventilatori polmonari in arrivo dall'estero e destinati a Brescia, Bergamo, Varese e altri ospedali. In questo momento stiamo andando a portare 100 panini per il personale sanitario del reparto Covid19 del Policlicico di Milano". E non hanno nessuna intenzione di fermarsi: "Vogliamo donare ancora 10 ventilatori polmonari, 10 ecografi portatili, 10 monitor per salvare altre vita, mascherine e camici per proteggere i nostri eroi medici e infermieri".