Chiusa l’Unilever l’azienda del 38enne contagiato dal Coronavirus: “Un altro contagio”
Lo stabilimento dell'Unilever di Casalpusterlengo, luogo di lavoro di M.M., il 38enne di Codogno ricoverato in gravi condizioni e considerato il paziente uno del contagio del Coronavirus, ha chiuso momentaneamente i battenti. Dopo i primi test fatti ai suoi colleghi, che avevano chiesto lumi ad un'infettivologa ricevendo rassicurazioni, i tamponi sono stati estesi a tutti i dipendenti dello stabilimento con l'intento di fugare quanto più possibile i dubbi sul numero dei contagi.
Un dipendente di Unilever: Hanno fatto il test a tutti i lavoratori della fabbrica
Raggiunto da Fanpage.it, un dipendente dello stabilimento che ha chiesto di rimanere anonimo, ha dichiarato: "Siamo fermi come tutti i siti produttivi dei comuni. Stanno facendo i tamponi a tutti ed aspettiamo gli esiti. Ora hanno allargato anche alle imprese esterne. Ieri hanno finito i dipendenti diretti e ora pian piano fanno gli altri". Sui risultati del test effettuato, però, non si hanno ancora notizie: "Avviseranno direttamente solo quelli che risulteranno positivi, di conseguenza i negativi lo sapranno dal tam-tam. Che io sappia non c'è notizia di altri contagi". I nuovi tamponi sono stati divisi per livelli di "criticità" in base ai contatti avuti con il paziente uno: "Venerdì hanno fatto il test con le persone che sono state a contatto con lui – spiega la fonte dell'Unilever -, mentre sabato è arrivata l'informazione che avrebbero chiamato tutti i dipendenti della fabbrica. Io avevo la febbre e me lo faranno a casa come da indicazioni da 112, ma i miei sintomi, hanno detto, non sono da virus".
L'Asl non fa sapere nulla e il numero verde non aggancia la linea
Sulla tempestività dei controlli domiciliari, però, paiono esserci dei rallentamenti: "Li ho chiamati due volte – continua il dipendente -, mi hanno rimbalzato al numero verde e da lì a un numero dell'Ats. Ho chiamato sabato e domenica mattina. Poi domenica pomeriggio ho cercato di contattare il numero verde e non si agganciava nemmeno la telefonata. Sto aspettando". La mancata uscita domiciliare, però, potrebbe anche essere stata dettata da una presenza di sintomi influenzali non del tutto riconducibili al Coronavirus: "La febbre non è alta e non ho problemi respiratori. Dunque suppongo abbiano capito che non sono una priorità, anche se io sarei dovuto andare in fabbrica a fare il tampone insieme agli altri. Resto in attesa, a Codogno la situazione è surreale".
Giorgio Spagna (Cgil) di un'impresa esterna: All'Unilever un'altra positività, ma a noi nessun test
In merito ai test "allargati anche alle imprese esterne" alla Unilever, però, il sindacalista della Cgil dell'azienda SerioPlast, Giorgio Spagna, fa notare un'incongruenza: "Ai dipendenti dell'Unilever hanno fatto i test, e hanno trovato una donna positiva, una donna, ma a noi no. Non ci ha chiamato nessuno. Non è nemmeno un problema dell'azienda, ci sono la Asl e la Regione – continua Spagna -, dovrebbero essere loro a dirci qualcosa". Il sindacalista rivela poi che i colleghi "mi chiamano per sapere quando faremo i test ma non so dare una risposta". E poi, sulla corsa agli alimenti, commenta: "Dovreste vedere cosa c'è qua davanti ai supermercati: si picchiano per l'acqua. Ma non siamo in guerra, il Coronavirus si cura. La gente va nel pallone. Certo è – conclude – che siamo tagliati fuori dal mondo qua".
Articolo a cura di Filippo M. Capra e Davide Arcuri