Benedizione Urbi et Orbi di Papa Francesco: “Dio, non ci abbandonare nella tempesta”
Alle 18 di oggi così come annunciato lo scorso 22 marzo, Papa Francesco sul sagrato della Basilica di San Pietro dinanzi a una piazza vuota, ha presieduto un momento di preghiera per invocare la fine della pandemia da coronavirus. Una pioggia battente e un silenzio assordante hanno fatto da contorno a un momento unico quello dell'Urbi et Orbi al quale tanti cattolici hanno preso parte a distanza. Il Pontefice infatti aveva invitato tutti a partecipare spiritualmente, attraverso i mezzi di comunicazione, per ascoltare la Parola di Dio, elevare una supplica in questo tempo di prova e adorare il Santissimo Sacramento. Al termine una straordinaria benedizione "urbi et orbi", alla città e al mondo, solitamente impartita dal Pontefice a Pasqua e a Natale, inoltre ci sarà la possibilità di ricevere l'indulgenza plenaria.
Su questa barca ci siamo tutti
"Si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa – ha spiegato Papa Francesco – ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca…ci siamo tutti, come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: «Siamo perduti» (v. 38), così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme".
Ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta
"La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità – ha continuato il Pontefice – la tempesta pone allo scoperto tutti i propositi di imballare e dimenticare ciò che ha nutrito l’anima dei nostri popoli; tutti quei tentativi di anestetizzare con abitudini apparentemente salvatrici, con la tempesta, è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri “ego” sempre preoccupati della propria immagine, è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli". E ancora: "Siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto, avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato, ora, mentre stiamo in mare agitato, ti imploriamo: “Svegliati Signore!”.
Nessuno si salva da solo
È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri. E possiamo guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita, le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate – che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show: medici, infermieri e infermiere, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo".
E ancora: "Il Signore ci interpella e, in mezzo alla nostra tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare. Il Signore si risveglia per risvegliare e ravvivare la nostra fede pasquale. San Pietro: abbiamo un’ancora: nella sua croce siamo stati salvati. Abbiamo un timone: nella sua croce siamo stati riscattati. Abbiamo una speranza: nella sua croce siamo stati risanati e abbracciati affinché niente e nessuno ci separi dal suo amore redentore. Cari fratelli e sorelle, da questo luogo, che racconta la fede rocciosa di Pietro, stasera vorrei affidarvi tutti al Signore, per l’intercessione della Madonna, salute del suo popolo, stella del mare in tempesta. Ci chiedi di non avere paura. Ma la nostra fede è debole e siamo timorosi. Però Tu, Signore, non lasciarci in balia della tempesta"
Cosa è l'indulgenza plenaria
L'indulgenza plenaria è la totale o parziale remissione, e quindi cancellazione, della pena temporale dovuta per i peccati già confessati e perdonati sacramentalmente. Come si legge su ‘Avvenire', "Per spiegarla bene, spesso si ricorre all’esempio del foro sul muro e del chiodo che l’ha procurato. Il chiodo è il peccato che una volta confessato e perdonato attraverso la Confessione ‘non c’è più’. Resta invece l’effetto del male commesso, il foro, che l’indulgenza per così dire chiude".
"Riassumendo: l’assoluzione sacramentale cancella i peccati, mentre l’indulgenza cancella la pena temporale, che non significa terrena, ma con una durata di tempo non senza fine: terrena, oppure da scontare in Purgatorio". In genere le condizioni per ottenere l'indulgenza sono la Confessione sacramentale, la comunione eucaristica e la preghiera secondo le intenzioni del Papa. "È inoltre chiesta un’opera ‘indulgenziata' da compiere nei tempi stabiliti, che può essere, ad esempio una determinata preghiera o la visita a una chiesa particolare", aggiunge ‘Avvenire'.
Vista la situazione emergenziale legata alla diffusione del Covid-19, e l'impossibilità per molti di poter presenziare fisicamente in Vaticano per assistere alle celebrazioni, la Chiesa dà la possibilità di ottenere l’indulgenza plenaria a distanza, ai malati di coronavirus negli ospedali o in qurantena, agli operatori sanitari, ai familiari e a quanti si prendono cura dei malati.