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Coppia gay ricorre a maternità surrogata e resta bloccata in California: ad Arezzo scatterebbe il processo

Due papà aretini sono rimasti bloccati in California dopo la nascita del figlio tramite maternità surrogata: se tornassero in Italia, per loro scatterebbe il processo poiché la pratica è divenuta reato universale sotto il governo Meloni.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Sono rimasti bloccati in California con il loro bimbo nato da pochi giorni: due papà italiani, residenti ad Arezzo, non possono fare ritorno in Italia con il figlioletto nato attraverso maternità surrogata perché rischiano l'arresto e la multa da 600mila euro. La pratica è infatti diventata reato universale da ottobre sotto il governo Meloni ed è perseguibile anche se commesso in altre parti del mondo (e quindi non solo sul suolo nazionale).

Del caso si sta occupando l'avvocato fiorentino Gianni Baldini, noto per le sue battaglie sui diritti civili, ultima quella relativa alla legge per la Toscana sul fine vita. La vicenda è la prima a venire alla luce dopo l'inasprimento delle pene voluto dal governo Meloni per questo genere di pratiche.

I due papà interessati sono due giovani professionisti di circa 40 anni. Entrambi vivono ad Arezzo, ma lavorano altrove. I due avevano iniziato a desiderare di allargare la famiglia e di avere un figlio, così avevano deciso di andare all'estero per affidarsi a una clinica specializzata. Avevano scelto la California, dove avevano trovato una donna che avrebbe portato avanti la gravidanza iniziata grazie al seme di uno di loro.

Quando è stata avviata la gravidanza, circa 9 mesi fa, la pratica era illegale in Italia ma non era ancora reato universale. I due non erano dunque perseguibili. Nel frattempo è arrivata la nuova legge e poche settimane fa, la coppia aretina si è ritrovata davanti a un bivio dolorosissimo: il rischio di un arresto e di una multa tornando in Italia o la possibilità di restare all'estero, ma lontani da tutti gli affetti.

Finché non c'è notizia di reato, ossia di un fatto illecito con protagonisti determinati, avviare un iter giudiziario è pressoché impossibile. Senza autodenunciarsi, i due potrebbero rientrare in Italia, ma di fatto non possono registrare il neonato se non come figlio dell'unico donatore di seme.

La condizione per rientrare in Italia sarebbe che nessuno sappia della maternità surrogata alle spalle. Baldini sta seguendo la vicenda e si dice pronto a sollevare una questione di incostituzionalità davanti al giudice qualora la coppia decidesse di autodenunciarsi. Una scelta del genere potrebbe portare la storia davanti alla Consulta.

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