James e Myka Stauffer, coppia di influencer statunitensi famosa in tutto il mondo, hanno adottato un bimbo cinese autistico. Come ogni creatore di contenuti per il web, hanno voluto immortalare il percorso da inizio a fine, tra foto e video pubblicati ad ogni ora e in ogni giorno, includendo il figlio adottivo in tutto ciò che veniva condiviso con i loro follower: dopo due anni, però, i genitori hanno deciso di ridarlo indietro in adozione perché si sono dichiarati "impreparati" nel gestire una situazione così pesante.
Sia chiaro, e dobbiamo precisarlo senza ipocrisia: quello di interrompere un percorso simile (che dovrebbe essere sempre frutto di una scelta consapevole, spontanea ed empatica) è un diritto che tutela non solo gli adulti ma soprattutto i bambini. D’altronde nessuno può sapere cosa potrà succedere dall’adozione in poi e se tutto combacerà alla perfezione, perciò tornare indietro si può e questo viene raccontato in numerosi approfondimenti e interviste.
L’accusa principale che però è stata mossa alla coppia è stata, giustamente, quella di aver usato il bimbo per ottenere ulteriori visualizzazioni online, dando in pasto al pubblico virtuale tutto ciò che comporta la scelta di adottare un bambino (autistico o meno che sia, perché sfruttare l’adozione di un “normodotato” non è meno grave rispetto a sfruttare quella di un “disabile”, sensazione che invece capita di percepire leggendo molti commenti al riguardo).
Ogni azione del piccolo veniva dunque messa in mostra dai genitori (che hanno altri quattro bimbi biologici), ingrassando le visualizzazioni e, di conseguenza, le monetizzazioni pubblicitarie e sponsorizzazioni varie (che nel frattempo, per quanto riguarda la scelta di alcune aziende, si sono già interrotte). D’altronde, erano 700.000 gli iscritti al loro canale YouTube al momento della scelta dell’adozione (oggi appena 200.000): un ottimo bacino sul quale fare leva per generare ulteriore popolarità semplicemente sfruttando una “normale” routine di famiglia.
La scelta di far affidare il piccolo Huxley, di quattro anni, ad una nuova famiglia, non è stata certo immune alle critiche: anche per questo è nata una petizione che ha superato le 143.000 firme, dove viene richiesta la rimozione della pubblicità dai video della coppia. Una mobilitazione che, ricordiamo, dovrebbe prescindere il fatto che il bimbo si trovi nello spettro dell'autismo.
Tutto ciò che rimane, oltre alla molta amarezza, è la risposta da parte di Myka a tutto questo: “Mi sento un fallimento come mamma”. Ha detto in lacrime, ovviamente davanti a una videocamera, pubblicando la confessione sui social. Che finché il ferro è caldo, evidentemente, è sempre bene batterlo.