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Contrasse epatite C da una trasfusione di sangue: dopo 54 anni ottiene 50mila euro di risarcimento

La donna, originaria di Arezzo, contrasse l’epatite C nel 1970 durante un parto cesareo: dopo 54 anni ha ottenuto un risarcimento di 50mila euro per danni morali.
A cura di Davide Falcioni
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Immagine di repertorio
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Il Tribunale di Firenze ha riconosciuto una liquidazione di 50 mila euro per danni morali "da sofferenza per emotrasfusione" a una donna aretina che ha contratto l'epatite C durante un parto cesareo avvenuto nel 1970. La donna si accorse di essere malata solo nel 1999 e l'anno seguente fece causa al Ministero della Salute per il risarcimento dei danni.

La vicenda giudiziaria è durata la bellezza di 24 anni, al termine dei quali il tribunale ha condannato il ministero a pagarle 50 mila euro di danni morali e 10 mila euro di spese legali, più interessi. Nella sentenza i giudici hanno deciso di non liquidare i danni biologici, come in molte altre sentenze relative alla contenziosi per il cosiddetto "sangue infetto", dal momento che la donna dopo aver appreso della malattia era in realtà riuscita a guarire. Nel 2023 la Corte di Cassazione aveva stabilito che non è possibile alcun risarcimento nei casi di danni "lungi latenti", ossia danni che si manifestano a distanza di tempo dal fatto che li ha causati, se non ci sono ripercussioni sullo stato della salute .

La suprema corte nel gennaio scorso ha tuttavia aperto una nuova strada per chi ha contratto malattie per trasfusione di sangue infetto, negli ospedali italiani, soprattutto negli anni '70 e '80, quella del "danno da emotrasfusione", che rientra nella sfera di quelle morali e non biologici. Questa novità è stata applicata per la prima volta dal Tribunale di Firenze. Per gli ermellini "l'acquisizione della consapevolezza della specifica e grave patologia può far sorgere il diritto al risarcimento del danno morale da sofferenza", e a questo principio si sono ispirati i giudici fiorentini.

Il processo della donna che aveva contratto il virus dell'epatite C quando aveva solo 20 anni nel 1970 per sangue contaminato, si era infatti interrotto proprio per permettere alla Cassazione di esprimersi in materia di danni per questo tipo di casi, per poi ripartire e arrivare alla sentenza dei giorni scorsi. La storica sentenza è stata emessa dal giudice Susanna Zanda del Tribunale di Firenze che è competente nella causa contro il ministero.

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