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Consumi mensili delle famiglie italiane in calo del 2,8% (VIDEO)

I consumi mensili medi delle famiglie italiane calano. La spesa media cala in particolar modo per il settore dell’abbigliamento e delle calzature. La Sicilia registra il calo maggiore e il Trentino-Alto Adige il minore.
A cura di Laura Murino
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 Un’indagine Istat ha riscontrato una diminuzione della spesa media mensile delle famiglie italiane. Secondo la valutazione dell’Istituto, almeno la metà delle famiglie della penisola italica spendono meno di 2.078 euro al mese. La spesa del 2012 è stata del 2.419 euro, si è registrata dunque una diminuzione del 2,8%, con un calo anche in termini reali vista l’inflazione del 3%. Secondo l’Istat, ad essere ridotti sono stati sia la quantità che la qualità dei generi alimentari acquistati. Si è passato infatti da una percentuale del 53,6% nel 2011 al 62,3% del 2012. Aumenta il numero dei consumatori che si riforniscono dagli “hard discount” del quasi 2%. Il tentativo delle famiglie è di contenere la spesa a fronte anche dell’aumento dei prezzi. Le famiglie italiane spendono meno e il calo delle spese non alimentari registrato è del 3%.

L’indagine ha evidenziato che il settore in cui la spesa è diminuita maggiormente è quello dell’abbigliamento e delle calzature, per cui le percentuali toccano il 10,3%. Al secondo posto troviamo il macro-gruppo degli elettrodomestici, arredamenti e i servizi per la casa dove l’Istat registra una diminuzione dell’8,7%. Infine, una diminuzione del 5,4% ha colpito anche il tempo libero e la cultura. In un’altra direzione vanno le spese dei combustibili ed energia per i quali l’onere aumenta del 3,9 %. In totale, le spese mensili non alimentari delle famiglie calano sotto i 2.000 euro. L’area che ha registrato il calo maggiore delle spese è il Mezzogiorno con una percentuale del 25,3%, mentre rimangono al primi posti rispettivamente il Trentino-Alto Adige, la Lombardia e al terzo posto il Veneto. Nel dettaglio, ai due estremi si trovano la Sicilia con una spesa media mensile di 1.628 euro e il Trentino-Alto Adige con almeno 1.300 euro superiore alle spese siciliane.

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La Svizzera ha registrato la crescita dell’indice nazionale dei prezzi al consumo dello 0,1% rispetto a maggio. Secondo quanto rilevato dall'Ufficio federale di statistica, Ust, l’aumento è stato determinato dai “movimenti di prezzi contrastanti”. L’Ust, infatti, ritiene che “i prezzi più cari dei prodotti petroliferi e i rincari stagionali di frutto e ortaggi si sono infatti contrapposti ai primi saldi per indumenti e calzature”. In Svizzera sono risultati invariati gli indici per il tempo libero e la cultura, la sanità e le comunicazioni. Mentre ci sono stati aumenti che vanno dallo 0,4% per l’indice dei trasporti, allo 0,1% per ristoranti e alberghi, abitazione ed energia. Il settore che ha registrato l’aumento maggiore è stato quello delle bevande alcoliche e dei tabacchi, con un rialzo dello 0,9%. I prodotti indigeni hanno, secondo l’Ust, incrementato i loro indici dello 0,1% rispetto a maggio.

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