Consigliera regionale di nuovo in quarantena dopo la guarigione: “Ingabbiata dalla burocrazia”
Paradossale, ma più che possibile. Il cortocircuito burocratico che ha avuto al centro Laura Amoretti, Consigliera per la Parità della Regione Liguria, è più che possibile durante la crisi del Coronavirus. Un errore frutto della grossa cautela nel maneggiare gli esami sierologici, ma anche della procedura evidentemente poco chiara che seguono alcuni casi particolari come questo. Tutto comincia a metà marzo, nel pieno della crisi, quando Laura sta male e perde olfatto e gusto. Sono i segni del Covid, che si accompagnano anche a una febbricola e a un po' di mal di gola. Il tampone non viene effettuato però, perchè la sanità è in emergenza in tutta Italia e i tamponi non sono sufficienti. Laura così guarisce, i sintomi scompaiono così come la febbre. Lei però ha paura di avere ancora il Covid, di essere ancora infettiva. Così, nonostante per lei fosse possibile, sceglie di autoisolarsi e di non uscire più, nemmeno per fare la spesa, per altri 20 giorni. Poi arriva Maggio.
Volevo sapere se avevo avuto il Virus
Così Laura insiste, non molla, vuole avere la sicurezza di aver avuto il Covid-19. "Il 6 maggio vado a farmi l'esame, piena di ansia, con la paura di essere ancora infettiva – racconta con le mani che le tremano – per fortuna risulto positiva agli IGG, quindi il virus ce l'ho avuto davvero, e negativa agli IGM. Grande felicità per me e corro ad iscrivermi alla lista per donare il plasma".
La lista per donare il plasma è quella che consente a chi ha già avuto la malattia di poter donare il proprio plasma per gli altri ancora malati. Laura si iscrive e quindi il suo sangue da guarita verrebbe accettato in caso fosse necessario. Poi però arriva Kafka e rompe gli schemi.
Il ritorno in Quarantena
Laura infatti non aveva considerato che la sua condizione particolare di essersi sottoposta a un esame sierologico non ha alcuna rilevanza dal punto di vista virologico. Almeno non è così per l'ASL. A seguito di un suo contatto con una persona risultata positiva al Coronavirus verso il 15 di maggio la rispedisce dritta dritta in quarantena.
"E' stata un'esperienza molto negativa dal punto di vista psicologico – racconta Laura Amoretti, che appare molto provata in questo passaggio – mi sono sentita ingabbiata dalla burocrazia, mi sono attaccata al telefono spiegando la mia situazione ai funzionari dell'ASL, ma non trovavo alcuna sponda"
C'è buonsenso però, perché in qualche modo viene tenuto conto delle parole di Laura. "Ho trovato delle persone ragionevoli – racconta – ma questo non vuol dire che non abbiano rispettato il protocollo alla lettera. Hanno anticipato un po' la data del tampone per liberarmi". Già, perché non c'erano dubbi. Laura aveva già fatto il Covid-19, era nella lista dei donatori del plasma, si era sottoposta a un test sierologico, negativo sugli IGM e positivo sugli IGG, ma in quarantena ci è finita lo stesso. Alla fine, come volevasi dimostrare, il tampone è risultato negativo, così Laura è uscita dalla sua prigione burocratica e kafkiana.