Coniugi uccisi a Ferrara: volevano buttarli nel fiume, poi l’idea di inscenare una rapina
Un omicidio feroce pianificato con cura tra i due amici inseparabili ma portato a termine in maniera maldestra e confusa con continui ripensamenti durante l'azione e soprattutto lasciando sul posto molte prove. È quanto emerge dall'inchiesta sul duplice omicidio dei coniugi di Ponte Langorino, nel Ferrarese, di cui sono rei confessi il 16enne Riccardo, figlio delle due vittime, e il 16enne Manuel, suo amico. Dopo la confessione dei due, che ha permesso al gip del Tribunale dei minori di Bologna di convalidare il fermo decidendo per la loro custodia in carcere, i carabinieri infatti stanno ora ricostruendo nei minimi dettagli i loro spostamenti in casa la notte del delitto raccogliendo tutti gli indizi necessari con l'obiettivo di blindare le confessioni con le prove.
Secondo gli inquirenti, l'accordo iniziale tra i due, che prevedeva anche un compenso in denaro, stabiliva che il 17enne doveva fare tutto da solo dopo che il 16enne gli avesse aperto la finestra di casa. Dopo l'omicidio di Salvatore Vincelli e Nunzia Di Gianni a colpi di ascia nel sonno, il ragazzo avrebbe dovuto sbarazzarsene caricandoli in macchina e gettandoli in acque profonde, forse nel Po di Volano. Lo confermerebbero le corde sporche di sangue ritrovate nel borsone che i due hanno abbandonato con i vestiti dopo il delitto. Nello stesso borsone anche un paio di scarpe taglia 41, il numero dei piedi del 17enne e di nessuno degli altri soggetti sula scena del crimine. Scarpe compatibili con l'impronta ritrovata sul letto dove sono stati ammazzati i coniugi e forse lasciata dall'assassino quando è salito per scavalcare un corpo o per andarsene.
Nel piano però diverse cose sarebbero andate storte. Il 17enne non sarebbe riuscito a spostare i corpi da solo e avrebbe chiesto l'aiuto al 16enne. Insieme avrebbero portato l'uomo in garage dove l'idea sarebbe stata quella di caricarlo in macchina, già pronta con i sedili abbassati, per disfarsi del cadavere gettandolo nel fiume con due pesi ai piedi. Si sarebbero accorti però che era troppo faticoso dover potare anche la donna, allora avrebbero ripiegato per un secondo piano: la finta rapina. A questo punto avrebbero messo i sacchi di plastica in testa alla due vittime andandosene via. L'indomani la finta scoperta dei cadaveri da parte del 16enne.