Coniugi fatti a pezzi e messi in valigia, per l’accusa Elona voleva nascondere la gravidanza
Avrebbe ucciso barbaramente entrambi i suoceri per impedire che la coppia rivelasse al figlio in carcere che lei aspettava un bambino da un altro uomo, sarebbe questo, secondo l'accusa, il movente dietro l'efferato delitto dei coniugi Shpetim e Teuta Pasho, fatti a pezzi e rinvenuti smembrati all'interno di quattro valigie abbandonate nei campi intorno al carcere di Sollicciano, a Firenze, e per la cui morte è accusata Elona Kalesha, la 36enne di origine albanese detenuta a Firenze dal dicembre scorso. In base alle indagini effettuate dai carabinieri e coordinate dalla pm Ornella Galeotti la donna avrebbe abortito in ospedale a Firenze nell'ottobre del 2015, pochi giorni prima della scomparsa dei Pasho, avvenuta il 1 novembre, e della scarcerazione dell'ex fidanzato Taulant Pasho, detenuto nel carcere di Sollicciano fino al 2 novembre dello stesso anno.
Il compagino non sapeva della gravidanza
La nuove agghiaccianti rivelazioni sulla donna sono emerse oggi durante l'udienza davanti al Tribunale del riesame di Firenze dove si discuteva dell'istanza di scarcerazione presentata dai legali della 36enne. Durante l'avvio di seduta infatti la pm Ornella Galeotti ha depositato nuovi documenti che proverebbero la falsità di alcune dichiarazioni della 36enne. Negli atti del processo tra le altre cose è finito l'interrogatorio di Taulant Pasho che alla pm avrebbe detto di non avere mai saputo della gravidanza della 36enne, negando di poter essere il padre del piccolo, essendo lui detenuto. Nel fascicolo dell'inchiesta anche le dichiarazioni di alcuni familiari di Teuta Pasho che avrebbero riferito agli investigatori che pochi giorni prima di scomparire la donna aveva manifestato la volontà di parlare col figlio di una cosa che riguardava Elona, e che lui avrebbe dovuto scegliere tra la sua famiglia e la fidanzata.
La richiesta di scarcerazione per Elona: "Non c'è il suo dna sulle valige"
Alla luce dei nuovi documenti presentati i Tribunale, l'udienza è stata quindi rinviata al 20 settembre prossimo su richiesta degli stessi difensori di Elona Kalesha per visionare i nuovi documenti dell'accusa. Al riesame la difesa ha chiesto di nuovo la scarcerazione della donna, dopo il primo dei giudici ai domiciliari , sottolineando che sulle maniglie delle valigie con i resti della coppia non è stato rilevato il Dna della loro assistita. "L’assoluta incertezza sul fatto che Elona Kalesha abbia maneggiato" le valigie, "disarticola il principale elemento indiziario" a carico della donna, secondo i suoi legali per i quali no esiste nemmeno il pericolo di reiterazione del reato .