Congedo mestruale, dopo Ravenna anche una scuola di Torino aderisce: “Non voglio sentirmi giudicata per questo”
Pietro Rapisarda è il dirigente scolastico dell'Istituto Enogastronomico e Alberghiero “Jacopo Beccari” di Torino. La sua è la prima scuola in Piemonte, seconda in Italia dopo il Liceo Artistico “Nervi-Severini” di Ravenna, ad aver introdotto il congedo mestruale per le studentesse. Le ragazze dell'istituto, circa 500 su un totale di 1080 studenti, che soffrono di forti dolori causati dal ciclo mestruale potranno usufruire della deroga di due giorni al mese di assenza. Assenze che saranno giustificate e non verranno conteggiate nel numero totale.
È lo stesso preside dell'istituto a raccontare la genesi di questa misura: “L'idea nasce dopo aver appreso la notizia che l'istituto di Ravenna aveva introdotto questo principio, spiega a Fanpage.it Rapisarda. Siccome è sembrata una buona idea è iniziato qui al Beccari un periodo di discussione e di dibattiti sia con i docenti sia con le studentesse e gli studenti”. “Tecnicamente – prosegue ancora il dirigente scolastico – si tratta di una delibera, quindi di un'azione burocratica come tante che avvengono in una scuola. È però un argomento di grande portata per quel che riguarda l'educazione, il significato sociale che ha, ed è di grande importanza per il riconoscimento e il ruolo della figura femminile. Inoltre è educativo soprattutto nei confronti dei ragazzi; le ragazze sanno cosa sono le mestruazioni, è un ragazzo invece che viene educato da questo gesto nel riconoscere il ruolo femminile in maniera completa.”
Gli studenti del Beccari sono orgogliosi di questa proposta, che rappresenta un grande segnale di senso civico. “Ci siamo sentiti molto felici di essere tra i primi istituti ad aver approvato questa misura”, dice Sofia Mihaescu, rappresentate di classe che ha partecipato attivamente all'assemblea per conoscere il parere degli allievi dell'istituto professionale. “Abbiamo riscontrato molti pareri favorevoli soprattutto dalle ragazze, mentre tra i ragazzi qualche battuta c'è stata, soprattutto tra i più piccoli, ma alcuni si sono dimostrati molto responsabili.”
A salutare con entusiasmo l'introduzione del congedo mestruale è Florentina Durbaca, che al Beccari frequenta il quinto anno e ricopre il ruolo di Rappresentante della Consulta provinciale. Diciannove anni appena compiuti, Florentina conosce fin troppo bene il dolore legato al ciclo mestruale con cui è costretta a convivere costantemente. “Nell'ultimo mese – ci racconta – ho passato tantissimo tempo tra ospedali, consultori (giovanili e non), e centri privati sanitari di ginecologia per cercare di capire quali fossero i miei problemi. Mi è stato riscontrato un ovaio policistico di 4 centimetri che non è gravissimo, ma dà dei problemi molto grandi perché mi hanno trovato anche l'endometriosi. Una cisti sull'ovaia di sicuro non fa piacere, sono vere e proprie malattie invalidanti queste. Sono arrivata a fare tante verifiche in un giorno solo da in piedi perché mi faceva male stare seduta. Questa misura serve perché non è possibile che una persona stia a casa perché sta male e le venga pure detto che fa finta o che non può restare a casa perché non ne ha il permesso. Non è normale. Se io sto male sto a casa e non voglio sentirmi giudicata.”
D'ora in avanti Florentina e le sue compagne potranno usufruire del congedo senza timori e, a differenza di quanto avviene nella scuola di Ravenna, non saranno costrette a fornire alcun certificato medico: “Non verrà richiesto il certificato medico per un principio, chiarisce il preside Rapisarda, se qualcuno è malato, cioè ha un certificato medico, rientra in una categoria diversa, quella della tutela della salute che per fortuna è già operante e quindi non rappresenterebbe appieno questo piccolo spostamento culturale che vogliamo operare. Quindi noi non lo chiediamo e ci fidiamo dell'autodeterminazione delle ragazze che scelgono in maniera opportuna quando fruirne e quando no.”
Nel frattempo il dibattito sul congedo mestruale è arrivato anche alla Camera con una proposta di legge presentata dall'Alleanza Verdi-Sinistra a prima firma della deputata Elisabetta Piccolotti.
L'iter sarà lungo, ma almeno la politica ha iniziato a occuparsi di una questione fondamentale che riguarda tutti, non solo le donne. “Io penso che questo percorso richieda anni se non generazioni, conclude Pietro Rapisarda, perché un passaggio culturale così importante ha bisogno di tanti piccoli passi. Spero, non come dirigente, ma come cittadino e come papà, per le mie figlie, che questo sia l'inizio di un passaggio importante che prevede la collaborazione di tante persone e se deve essere la scuola a fare il primo passo e a contribuire in maniera determinante beh, come operatore di scuola non posso che esserne contento.”