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Congedo mestruale a scuola, la rivoluzione parte da Ravenna grazie a una studentessa di 17 anni

Due giorni a casa senza dover giustificare l’assenza: il liceo artistico “Nervi-Severini” della città romagnola è il primo in Italia. Merito del preside e di una giovanissima rappresentante di istituto, che ha combattuto per ottenere il congedo mestruale.
A cura di Beppe Facchini
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Fin dall'approvazione di una delibera del consiglio di istituto per certi versi storica, datata 20 dicembre 2022, la notizia ha fatto subito il giro del Paese parlando impropriamente di “congedo mestruale”. Ma come specifica ai microfoni di Fanpage.it Gianluca Dradi, preside del liceo artistico di Ravenna “Nervi-Severini”, quello introdotto è qualcosa di leggermente diverso, anche se solo in termini formali. “Il congedo è un istituto che si applica ai lavoratori e non è chiaramente quello che possiamo fare in una scuola. Piuttosto, spiega, ciò che abbiamo appena fatto è stato un ragionamento sulle assenze delle studentesse, perché la legge impone, per la validità dell'anno scolastico, la frequenza obbligatoria di almeno i tre quarti dell'orario personalizzato, con la possibilità tuttavia per le scuole di individuare delle eccezionali e documentate deroghe a questa quota massima di assenze, che si possono totalizzare nel corso dell'anno. Ed è esattamente questo quello che abbiamo fatto”. In altre parole, la scuola ravennate diretta da Dradi è diventata la prima in Italia a dare la possibilità, alle studentesse che ne fanno richiesta, di assentarsi due giorni al mese in caso di dismenorrea certificata. Semplificando ulteriormente, si tratta ad ogni modo di una sorta di congedo mestruale per dare la possibilità alla giovani iscritte all'istituto artistico romagnolo, di restare a casa, evitando di dover andare per forza a scuola nonostante i dolori molto spesso lancinanti provocati dal ciclo.

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“Abbiamo individuato come deroga quella specifica di una forma di patologia di ciclo mestruale che è la dismenorrea, che ovviamente richiede una certificazione medica -prosegue Dradi- ma che non andiamo a pretendere ogni mese. Basta un certificato una volta all'anno e poi semplicemente si giustifica l'assenza come tutte le altre, attraverso il libretto delle giustificazioni. Il senso profondo dell'iniziativa -continua il preside- è creare un clima di benessere a scuola, cioè curare quello psicologico di studenti e studentesse, ad esempio riconoscendoli come soggetti con i loro problemi e le loro caratteristiche. Ma serve anche a creare un clima accogliente e a promuovere le loro competenze di cittadinanza: una istanza legittima delle studentesse viene canalizzata all'interno della democrazia scolastica, cioè negli organi collegiali, e trova una soluzione”. A sollevare la questione, riuscendo nell'intento di portare la scuola ad andare incontro a questa esigenza delle studentesse, è stata infatti una di loro. Il suo nome è Chiara Pirazzini, diciotto anni fra qualche mese e un'idea insinuata nella sua testa già da qualche tempo.

“Fin dal primo incontro ci siamo resi conto che era una cosa molto fattibile", spiega Chiara. Il preside è stato molto disponibile e quindi non mi sono mai scoraggiata. Comunque mi sono informata tanto, ho visto tutte le situazioni europee in cui è già applicato e ho anche fatto un'indagine interna a scuola tramite la quale diverse ragazze, in forma anonima, hanno raccontato di quanto stanno male anche loro durante il ciclo”. Ragazze che non riescono ad alzarsi dal letto, che devono per forza perdere giorni a scuola dal male provato o che addirittura “sono svenute nei corridoi” per il dolore. I pareri favorevoli all'iniziativa sono quindi arrivati in tempo record sia dalle compagne di Chiara che dai colleghi maschi, oltre che da rappresentati di altri istituti di qualsiasi regione. Ma il sogno è che in tutta Italia si segua lo stesso esempio. “Dal primo anno perdo almeno un giorno al mese di scuola per questo motivo", dice ancora Chiara. Soffro soprattutto nei primi due giorni di ciclo, con crampi, mal di schiena, nausea. Non riesco neppure a stare seduta e sento dolore anche solo tenendo i jeans stretti. Ed è un fastidio costante che non passa con le medicine”.

“Spero che questa cosa spinga non solo le scuole ma anche il Governo", conclude-. Ho letto che anche donne adulte chiedono che venga introdotto il congedo dal punto di vista della legge. Penso che quando in una società o in una sua porzione, come una comunità scolastica, si introduce un diritto, di questo diritto in realtà ne beneficiano tutti”, sottolinea invece il preside Dradi, che infine aggiunge: “Perché si respira un clima inclusivo e democratico dentro la scuola e si impara che si possono fare battaglie per i propri diritti che possono trovare sbocco positivo, ovviamente quando sono sensate”.

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