video suggerito
video suggerito

Condannato per un femminicidio viene scarcerato: dopo 3 mesi libero ora è indagato per truffa

Mario Ruffino, condannato a 16 anni per l’omicidio di Daniela Vidotti, è ora indagato per truffa dopo aver trascorso solo tre mesi in libertà.
A cura di Davide Falcioni
0 CONDIVISIONI
Immagine

Mario Ruffino, condannato a 16 anni per l'omicidio di Daniela Vidotti, è finito ancora nei guai con la giustizia dopo aver trascorso solo tre mesi in libertà. Il 53enne, già noto per precedenti penali tra cui un avvelenamento e furti, è infatti accusato di truffa dalla Procura di Perugia, a seguito di un raggiro da quasi 2mila euro ai danni di un cittadino umbro.

Nel giugno 2024, un residente di Perugia è stato contattato tramite WhatsApp da un "sconosciuto" con un numero estero, il quale gli ha proposto un lavoro che consisteva nell'apporre "like" su post Instagram legati alla promozione turistica e alla vendita di abbigliamento. L'inganno, tuttavia, si è rivelato una truffa: al posto del pagamento promesso, la vittima ha scoperto che il proprio conto era stato svuotato. L’indagine ha portato gli investigatori perugini a risalire all'utenza del truffatore, collegandola a Ruffino, che vive nella stessa palazzina di via Sicilia a Treviso in cui nel 2010 commise l'omicidio della 49enne Daniela Vidotti.

Ruffino, che aveva ottenuto in precedenza l'affidamento in prova ai servizi sociali, era stato rilasciato definitivamente in libertà da metà gennaio 2025. Tuttavia, gli sviluppi delle indagini hanno rivelato che nel suo conto corrente erano stati effettuati numerosi accrediti, tra cui quelli provenienti da altre vittime di truffa, per un totale di circa 100mila euro. Tra questi, anche i 2mila euro del cittadino perugino e mille euro di una donna piemontese. Gli agenti della polizia postale e della squadra mobile sono ora al lavoro per formalizzare l’accusa di truffa contro Ruffino.

Ruffino, arrestato nel 2011 per l'omicidio di Daniela Vidotti, aveva strangolato la donna dopo aver tentato di rubarle un assegno. In primo grado, era stato condannato a trent'anni di reclusione, pena poi ridotta a sedici anni in Appello grazie alla confessione che aveva contribuito a risolvere il caso. Dopo aver trascorso 13 anni in carcere, era stato liberato con permessi e, infine, messo in libertà vigilata prima di finire nuovamente sotto inchiesta.

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views