Condannato a 16 anni il femminicida che sfregiò la nuova compagna mentre era in permesso
Condannato a 16 anni Mohamed Safi, il 37enne che nel 2019 sfregiò con una bottiglia rotta la compagna 43enne, mentre era fuori dal carcere in permesso lavoro. Il reato contestato al Safi, già condannato a 15 anni per l'omicidio della ex fidanzata 21enne, Alessandra Mainolfi, è quello di tentato omicidio. Il processosi è svolto con rito abbreviato presso il Tribunale di Torino, dove sono avvenuti i fatti. Prima di essere ferita con il collo di una bottiglia rotta, la vittima, gli aveva comunicato l'intenzione di interrompere la relazione, avendo scoperto per caso che l'uomo che stava frequentando era condannato per femminicidio. Al Safi, infatti, era stato concesso di lavorare in un bistrò, potendo tornare la sera in carcere, circostanza che gli aveva consentito di nascondere alla nuova compagna la sua condizione di detenuto e l'orrendo crimine commesso nel 2007.
L'aggressione alla compagna: ha rischiato di sgozzarla
I fatti oggetto di questa sentenza avvennero la notte del 18 ottobre 2019 Barriera di Milano (Torino). La coppia era appena scesa dal tram "4" in corso Giulio Cesare, nei pressi della casa della 43enne, quando Safi, aggredì la compagna con il collo di una bottiglia rotta, rischiando di sgozzarla. Pericolo scongiurato solo per la presenza, intorno al collo della vittima, di una pesante sciarpa. I giudici del tribunale di Torino hanno evidentemente ritenuto che l'intenzione del Safi fosse quella di uccidere la donna. Dopo quest'episodio Mohamed Safi ha tentato il suicidio in carcere.
Il delitto che lo aveva portato in carcere
Il delitto per il quale Safi stava scontando una pena di 15 anni nel carcere ‘le Vallette' di Torino, risale al 9 giugno 2007, Bergamo. Vittima Alessandra Mainolfi, al tempo legata sentimentalmente al Safi che però era sposato e viveva in un monolocale con la moglie e i figli. Proprio nel piccolo appartamento, la ragazza è stata colpita mortalmente con un coltello, morendo poco dopo l'arrivo dei soccorsi sollecitati dallo stesso Safi. Movente del delitto, le pressioni della ragazza affinché Safi lasciasse la moglie per stare con lei.