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“Con il mio drone salvo cani, gatti e cavalli che fuggono da casa”: la storia di Giovanni Mazierli

Originario di Ponticino, frazione di Arezzo, il 58enne si racconta a Fanpage.it tra esordi, rischi e il sogno di farne un lavoro. “D’estate ho operato molto di più rispetto al periodo invernale. Finora ho salvato una ventina di animali”.
A cura di Giovanni Turi
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Giovanni Mazierli, aretino che salva gli animali con il suo drone
Giovanni Mazierli, aretino che salva gli animali con il suo drone

"La tecnologia va messa a servizio della comunità e dev’essere alla portata di chiunque". Giovanni Mazierli ha 58 anni, di professione fa il camionista. Nel tempo libero salva gli animali in fuga con il suo drone dotato di termocamera. Originario di Ponticino, frazione in piena campagna aretina, passa interi weekend tra boschi e città del Centro Italia alla ricerca di gatti e cani che hanno smarrito la via di casa. Ma anche di mucche, cavalli e pecore scomparsi dalle stalle degli allevatori.

Secondo l’ultima rilevazione dell’Associazione italiana difesa animali e ambiente (Aidaa), si contano quasi 55mila cani e gatti scappati o smarriti all’anno. Solo il 20% è rientrato spontaneamente. C’è poi chi prova a usare la tecnologia più avanzata per mettere una toppa al fenomeno, come Mazierli di Arezzo Pet Rescue che spiega a Fanpage.it come questa ormai sia "diventata un’attività a tutti gli effetti da inizio 2024”.

Come ha iniziato?

"Ho sempre avuto il fascino per i droni. Li maneggio dal 2015: il primo velivolo l’ho disintegrato dopo 20 minuti. Erano un hobby. Prima del periodo Covid-19, mentre lo portavo a spasso, Alex, il mio meticcio, all'improvviso si è tolto la pettorina ed è fuggito via. Sono state le tre ore peggiori della mia vita. Una volta trovato, ho deciso di voler aiutare coloro che si potrebbero trovare nella stessa situazione".

Come funziona?

"Sulla base delle segnalazioni che mi arrivano, tanto dai social quanto telefonicamente, studio la morfologia del territorio, in particolare quanto è fitta la vegetazione e se ci sono ostacoli, come i cavi della tensione. Poi arrivo sul posto e attivo il drone. All’aeromobile è collegato un monitor da cui posso osservare la fonte di calore raccolta dalla videocamera termica che ho installato".

Quali risvolti hanno avuto le operazioni di salvataggio?

"In questi mesi ho ricevuto centinaia di telefonate. Ho recuperato oltre venti animali. Ma una gran parte scompare nel nulla. In quei casi, c’è poco da fare. E il fattore emotivo verso i padroni prende il sopravvento. Spesso mi sento in colpa, anche se non è colpa mia".

Quanti interventi effettua in media?

"Dipende. Ci sono settimane in cui non ne faccio neanche uno. Altre volte dieci in una botta sola. Comunque, ho lavorato di più nel periodo estivo, quando il tasso di abbandono degli animali è più elevato, rispetto a quello invernale".

Dove opera di più?

"Nelle zone della Toscana Sud-Ovest. Principalmente nelle province di Grosseto, Arezzo, Siena e di Firenze. Ma anche in Umbria, nelle Marche e nel Lazio durante il fine settimana. Il problema è che non sono tanti i piloti di droni che si mettono a disposizione per questo tipo di attività".

Limiti e rischi dell’attività?

“Si devono saper interpretare le immagini e i movimenti. Di giorno è più difficile individuare gli animali. Ma uno dei limiti più grandi è la durata delle batterie. Il mio drone ha un’autonomia di due ore”.

Ne parla come se fosse un lavoro.

“Non completamente. Ho la partita Iva ed ho ricevuto ogni tipo di autorizzazione necessaria per mettere un drone in volo come pilota professionista. Mi piacerebbe che diventasse il mio primo lavoro, ma preferisco non sognare a occhi aperti (ride, ndr). E poi non lo faccio per i soldi, ma per dare una speranza alle persone”.

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