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Compra del polpo al supermercato, dentro trova un amo: “Mio figlio ha rischiato di ingoiarlo”

Un uomo ha raccontato di aver trovato un frammento di un amo di ferro, di circa 2 centimetri, in una porzione di ‘polpo e totano con patate’ acquistata in un centro commerciale del Modenese e che il figlio di 7 anni avrebbe rischiato di inghiottire. Il padre sta valutando se sporgere denuncia.
A cura di Eleonora Panseri
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Immagine di repertorio
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Un uomo ha raccontato di aver trovato un frammento di un'ago di ferro, di circa 2 centimetri, in una porzione di ‘polpo e totano con patate’ acquistata in un centro commerciale del Modenese e che il figlio di 7 anni avrebbe rischiato di inghiottire. A riportare la notizia è il quotidiano Il Resto del Carlino, che sottolinea come il padre sia riuscito fortunatamente a evitare il peggio.

"Ho comprato questa insalata di mare tra i piatti pronti del reparto gastronomia – si legge nell'intervista rilasciata al quotidiano – e non mi capacito di come sia potuto succedere. Questo corpo estraneo avrebbe dovuto essere rilevato dal metal detector in fase di produzione".

L'uomo, che si è subito recato al negozio per riportare l'accaduto, ora sta valutando l'opportunità di sporgere formale denuncia, anche dopo aver ricevuto le scuse del direttore. "Il lotto, mi è stato assicurato, è stato segnalato. Si tratta di un prodotto sfuso che, una volta consegnato al supermercato, viene poi suddiviso nelle vaschette monoporzione per la vendita ai clienti".

A quel punto l'uomo è riuscito a risalire alla ditta produttrice, dove il pesce è stato trattato e tagliato per essere cucinato. L’azienda, dopo le dovute verifiche, si è accertata che si tratta di "un frammento di amo da pesca utilizzato per la cattura del totano, già presente nella materia prima. Materia prima surgelata che è stata resa al fornitore in quanto origine della contaminazione", come viene precisato nelle mail scambiate con il padre del bimbo.

Il frammento è stato di conseguenza ritirato e analizzato, poi sottoposto anche alle verifiche con il metal detector che, secondo quanto avrebbe fatto presente l'azienda produttrice del prodotto al genitore coinvolto, durante i test "ha sempre funzionato". L'ipotesi quindi è che potrebbe essersi trattato di un errore umano, come sospetta anche l'uomo che ha denunciato l'accaduto.

La questione però, come fa sapere il protagonista di questa storia, non è ancora finita. "Io stesso sono responsabile di produzione, in un settore diverso, e un fatto del genere – con gli strumenti automatici di rilevazione metalli – è quasi impossibile se vengono rispettate le stringenti normative. Nulla può giustificare che si metta a rischio una vita. Inoltre, trovo quasi offensivo che mi abbiano offerto una campionatura gratuita", conclude l'uomo.

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