Come sta andando la strategia europea di armare la guerriglia ucraina e cosa può accadere
"Se la guerra ucraina diventerà guerriglia endemica nel cuore dell'Europa le conseguenze potrebbero essere gravissime e difficili da immaginare". A dirlo, intervistato una settimana fa da Fanpage.it, il professor Gastone Breccia, storico esperto di teoria militare, guerriglia e controguerriglia che negli ultimi anni ha condotto ricerche sul campo in Afghanistan, Iraq e Siria. A 37 giorni dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina, con i negoziati di pace che stentano a decollare e l'Occidente che sta armando fino ai denti l'esercito di Kiev, appare sempre più probabile che la "guerra lampo" progettata da Putin possa trasformarsi in un conflitto di lunga durata, e che proprio le azioni di guerriglia nel cuore delle città possano determinarne le sorti. Vediamo dunque quali sono i rischi di uno scenario di questo tipo, e perché imbottire l'Ucraina di armi rischia di trasformarsi un un pericoloso boomerang per l'Europa.
Professore, come è organizzata la guerriglia ucraina?
È un po’ presto per rispondere a questa domanda, ma possiamo fare alcune considerazioni importanti. Già ora l'esercito ucraino sta adottando tattiche assimilabili alla guerriglia: molto spesso – anziché affrontare "frontalmente" la spinta offensiva dei russi – gli ucraini compiono attacchi nelle loro retrovie, con imboscate alle colonne di rifornimento ed azioni di disturbo sfruttando la maggiore conoscenza del territorio in cui si trovano a combattere; ciò è avvenuto soprattutto nelle scorse settimane, prima che il fronte russo si consolidasse. Senza alcun dubbio l’esercito ucraino era già già da tempo stato addestrato a compiere azioni da "guerra irregolare". Altro discorso è quello riguardante i civili che imbracceranno le armi ed entreranno a combattere nelle milizie: per fortuna finora il loro contributo è stato marginale, ma diventerebbe sempre più preponderante se l'occupazione russa dovesse ulteriormente rafforzarsi; un tipo di guerriglia di questo genere causerebbe sofferenze enormi alla popolazione. Come accaduto in innumerevoli altre occasioni assistemmo a rappresaglie da parte dei russi, esecuzioni sommarie di civili, ritorsioni. Si innescherebbe, quindi, una fase particolarmente cruenta e sanguinosa del conflitto.
Perché i russi hanno arruolato mercenari ceceni e siriani? Qual è il loro compito?
L’arruolamento di mercenari dipende principalmente da due fattori. Il primo è che stranamente l'esercito russo è a corto di fanteria: i "Gruppi Tattici di Battaglione" sono composti per tre quarti da mezzi corazzati e solo per un quarto da fanti, che tuttavia sono indispensabili quando si combatte nelle città; di conseguenza servono più uomini e in questo senso il contributo di siriani e ceceni sarà molto importante. La seconda ragione è che questi contractors saranno impiegati per fare il lavoro sporco nella controguerriglia urbana. Come spiegavo pocanzi questo tipo di scenario sarebbe tremendo: significa ammazzare anche civili, non esitare a sparare a chiunque abbia un fucile in mano. E i ceceni da questo punto di vista sono una garanzia di spietatezza.
Perché i mezzi corazzati sono problematici da utilizzare nella guerriglia urbana?
Ci sono diversi precedenti che dimostrano questo aspetto: uno riguarda la prima battaglia di Grozny, in Cenenia (1994), quando i russi vennero massacrati perché decisero di entrare in città con mezzi corazzati. Immaginate di essere in un carro armato: se viaggiate con il portellone aperto vedete tutto quello che accade intorno a voi, ma siete facili bersagli per i cecchini. Per questo la prima cosa che fanno i carristi è chiudersi dentro, ma in questo modo la loro visuale è estremamente limitata: non possono vedere se ci sono nemici con lanciagranate anticarro nascosti nei piani alti dei palazzi e e spesso non possono neanche fare fuoco perché l'elevazione di cannone e mitragliatrice del carro è molto limitata. Insomma, i carri armati devono entrare nelle città esclusivamente a supporto della fanteria, altrimenti sono del tutto inadatti. A questo servono i rinforzi di fanti siriani e ceceni: a "ripulire" le città casa per casa e a fare il lavoro sporco.
Messi in difficoltà i russi potrebbero utilizzare anche armi non convenzionali?
In linea teorica sì, ma ritengo che il ricorso ad armi chimiche sia una soglia difficile da superare anche per Mosca: è stato fatto in Siria in un contesto di guerra civile, in cui tuttavia era più facile dare la colpa a qualcun altro. Se oggi si utilizzassero armi chimiche contro una città ucraina dubito che i russi riuscirebbero a farla franca, avendo gli occhi del mondo intero puntati addosso ed essendo costantemente controllati, ad esempio, dai satelliti e mezzi di intelligence americani. Fossi in Putin non correrei mai un rischio del genere: oltre ad essere immorale sarebbe una catastrofe anche sul piano politico.
Torniamo alla guerriglia: una settimana fa ci ha spiegato che se diventasse "endemica nel cuore dell'Europa le conseguenze sarebbero gravissime e difficili da immaginare". Cosa intendeva?
Se i russi dovessero occupare una consistente parte del territorio sorgerebbe una vera resistenza popolare ucraina per liberarsi degli invasori. Cosa accadrebbe a questo punto? L'Occidente, su spinta della Nato e degli Stati Uniti, invierebbe – come sta già facendo – armi per alimentare la guerriglia e mantenerla in vita, perché gli farebbe comodo continuare a far sanguinare le ferite della Russia. Inevitabilmente però ad assumere la leadership delle milizie popolari sarebbero civili ultranazionalisti, sia militarmente che politicamente più attrezzati. Non illudiamoci che possano essere dei tranquilli e democratici cittadini a prendere il comando; ritengo sia assolutamente certo, al contrario, che alla testa della resistenza andrebbero gruppi di estrema destra come il battaglione Azov. Ci troveremmo quindi in Ucraina con una guerriglia che durerebbe anni guidata da neonazisti impresentabili determinati a portare avanti un'agenda politica ben chiara, con un impianto ideologico pericoloso. Per ottenere i loro obiettivi compierebbero azioni di sabotaggio e veri e propri attentati non solo nelle zone occupate dai russi. Infatti nulla vieterebbe loro di organizzare azioni anche all'estero; ad esempio, solo per fare un'ipotesi, un attacco a un'ambasciata russa in Europa. Insomma, rischiamo di ritrovarci con un violenza di estrema destra probabilmente anche al di là dei confini ucraini, bensì nel cuore dell'Europa. E ciò che è peggio è che questa violenza, legittimata dall'Occidente, rischierebbe di espandersi come un contagio. E sarebbe un grosso problema per tutti.