Come risanare 24 mila scuole a rischio sismico in Italia
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Continua a destare preoccupazione la situazione sullo stato di salute delle scuole italiane. Sono diversi i rapporti che negli hanno evidenziato come gran parte degli edifici siano a rischio e, troppo spesso, privi delle più comuni certificazioni di sicurezza. Una delle incognite che fa più paura, soprattutto alla luce dei fatti degli ultimi anni, è quella sismico, che rappresenta una vera e propria nota dolente per le nostre scuole. I numeri, ad ogni modo, sono impietosi, come evidenzia oggi Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera, citando un articolo di sei mesi del Sole 24 Ore sul rapporto Ance-Cresme sullo stato del territorio italiano nel 2012:
6.415 edifici scolastici sono stati realizzati prima del 1919, 6.026 fra 1919 e 1945, 28 127 tra il 1945 e il 1971. Il 62% del patrimonio ha quindi più di 40 anni e spesso è stato sottoposto male e poco a manutenzione straordinaria. Ma è l'esposizione al rischio a rendere la situazione seria: il 37% degli edifici scolastici si trova in aree ad alto rischio sismico e il 9,6% a elevato rischio idrogeologico. Delle 24.073 scuole localizzate in aree ad alto rischio sismico 4.894 si trovano in Sicilia, 4.872 si trovano in Campania, 3.199 in Calabria".
La domanda sorge spontanea: ok al risanamento, ma i soldi per le ricostruzioni lo Stato dove li prende? In realtà , a livello di patrimonio edilizio privato qualcosa può essere fatto indubbiamente. Lo prevede la risoluzione votata all'unanimità dalla Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera. La quale chiede che, oltre a rinnovare il patto coi cittadini perché possano scaricare dalle tasse il 55% delle spese fatte per migliorare l'efficienza energetica degli edifici, ci sia l'estensione di questa opportunità "agli interventi di consolidamento antisismico" rendendo "obbligatoria la certificazione antisismica degli edifici pubblici e privati e i relativi controlli strutturali periodici".
Il problema, però, sono sempre i fondi (per gli sconti in questo caso). Dove trovarli? Ma in tal senso, il presidente della commissione Ermete Realacci giura che non c'è problema. E che "tutti i soldi di tasse cui lo Stato rinuncia finiscono per rientrare e le misure si ripagano da sole, favorendo un aumento del fatturato e l'emersione del sommerso".
Ma al di là di questi problemi, Realacci sottolinea come "il presente e il futuro dell'edilizia, uno dei settori più in difficoltà con oltre mezzo milione di posti di lavoro persi dall'inizio della crisi, è legato più che a nuove costruzioni (e nuovo consumo di territorio) a scelte diverse come la riqualificazione del patrimonio esistente, la demolizione e la ricostruzione, il recupero di aree urbane degradate, la bellezza. Alla qualità più che alla quantità", dice Realacci, "Del resto concordano su questo anche i costruttori, le imprese, i sindacati, i professionisti… Non è un caso se il voto in commissione è stato unanime".