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Cambiamenti climatici

Come il cambiamento climatico sta devastando l’agricoltura italiana

Cristiano Fini, presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani: “Gli agricoltori devono essere messi nella condizione di vincere la sfida ai cambiamenti climatici. Presto serviranno piante più resistenti sia alla siccità che alle fitopatie”.
Intervista a Cristiano Fini
Presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani.
A cura di Davide Falcioni
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Se c’è un settore che sta duramente pagando le conseguenze degli eventi meteo estremi delle ultime settimane è quello agricolo. I cambiamenti climatici, infatti, stanno avendo anno dopo anno effetti devastanti sulla produzione di cibo, con lunghe fasi siccitose interrotte da eccessi di pioggia, improvvise e violente grandinate e di nuovo ondate di calore che facilitano la propagazione degli incendi. Il risultato è che nel 2023 ci sarà un nettissimo calo della produzione di cereali e frutta, in particolare uva, pesche e pere.

In Italia migliaia di agricoltori sono in ginocchio: dal nord al sud i vigneti sono stati gravemente danneggiati da patologie come la peronospora e la flavescenza dorata. Il caldo soffocante di luglio ha dato il colpo di grazia: i raccolti sono compromessi, e l'unica speranza è che da qui al periodo della vendemmia il meteo sia clemente. Lo stesso discorso vale per i produttori di frutta, le cui piante sono state falcidiate dalla grandine e dalle fitopatie. Per non parlare degli incendi, che hanno distrutto ettari ed ettari di coltivazioni in Sicilia, Puglia e Sardegna.

"Gli agricoltori – spiega a Fanpage.it Cristiano Fini, presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani – devono essere messi nella condizione di vincere la sfida ai cambiamenti climatici. Presto serviranno piante più resistenti sia alla siccità che alle malattie e le tecniche di evoluzione assistita (Tea) possono rappresentare la soluzione migliore sul medio e lungo periodo". Nel frattempo, però, occorre garantire agli agricoltori il reddito necessario per sopravvivere. Oppure la conseguenza sarà un abbandono di massa dei campi.

Cristiano Fini, presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani.
Cristiano Fini, presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani.

Presidente, qual è la situazione nelle campagne italiane a causa degli eventi meteo estremi?

La situazione è semplicemente drammatica. Gli eventi estremi quest'anno sono aumentati significativamente rispetto al passato causando gravissime perdite di produzione e di conseguenza di reddito per gli agricoltori. Tutte le colture sono state colpite dagli effetti del cambiamento climatico, chi a causa della grandine, chi a causa delle ondate di calore, dei parassiti e della siccità. I danni maggiori sono stati registrati sulla frutta, sui vigneti e sui cereali.

Cosa sta accadendo, nel dettaglio?

Va fatta una premessa: nelle ultime settimane l'Italia è stata di fatto divisa in due. Al nord abbiamo avuto fenomeni temporaleschi che hanno portato alla distruzione di interi raccolti, mentre in precedenza – ad aprile – delle gelate tardive hanno falcidiato la produzione di pere e pesche nettarine. Poi il susseguirsi di forti temporali, grandinate e venti molto intensi hanno portato gravissimi problemi soprattutto in Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia e Piemonte danneggiando gravemente la frutta – uva in particolare, con malattie come la flavescenza dorata – e cereali come il mais. Al centro-sud il problema principale è  stato quello delle ondate di calore che hanno "bruciato" alcune produzioni, in particolare vigneti e frutta, senza dimenticare gli incendi in Sicilia, Puglia e Sardegna. I produttori di uva del centrosud devono fare i conti con la peronospora, una malattia fungina che colpisce le viti in condizioni di caldo e umido. Le frequenti piogge che si sono susseguite a maggio hanno impedito agli agricoltori di effettuare i trattamenti necessari, determinando l'infezione di massa e drastici cali della produzione, che in alcune zone hanno superato il 70%. Insomma, la situazione è disastrosa a causa del susseguirsi di eventi atmosferici e patologie alle piante.

I vigneti del centro-sud sono stati attaccati dalla peronospora
I vigneti del centro-sud sono stati attaccati dalla peronospora

In questo quadro cosa chiedete al governo italiano?

Per quanto riguarda la peronospora chiediamo sostegno economico per cercare di indennizzare, per quanto possibile, le aziende del centro-sud colpite. Ma chiediamo anche una moratoria sui mutui per dare sollievo agli agricoltori. Il problema di questa malattia tuttavia non riguarda solo le aziende agricole ma anche le strutture di trasformazione dell'uva: venendo meno buona parte della produzione le aziende vitivinicole dovranno fare i conti da un lato con la mancanza di prodotto da immettere sul mercato, dall'altro con un aumento esponenziale dei costi fissi. Lo stesso ragionamento riguarda la frutta, in particolar modo in Emilia Romagna, dove si coltiva il 70% delle pere nazionali e buona parte delle pesche nettarine. A causa delle gelate manca tantissimo prodotto, e anche in questo caso le conseguenze ricadono anche sulle strutture di trasformazione e confezionamento.

Come dovrebbe cambiare l’agricoltura a causa dei cambiamenti climatici? E quanto, in questo settore, sarà determinante il ruolo della ricerca scientifica?

Gli agricoltori devono essere messi nella condizione di vincere la sfida ai cambiamenti climatici. Presto serviranno piante più resistenti sia alla siccità che alle fitopatie e le tecniche di evoluzione assistita (Tea) possono rappresentare sicuramente la soluzione migliore sul medio e lungo periodo, anche se chiaramente non potranno fare miracoli. I produttori dovranno continuare a erogare i necessari trattamenti, ma chiaramente il loro numero diminuirà e a giovarne sarà anche la sostenibilità ambientale: l'introduzione di piante più resistenti comporterà una diminuzione degli input chimici, meno gasolio per le lavorazioni dei terreni e meno acqua per le irrigazioni. Come Cia abbiamo chiesto fin da subito che venga lanciata una sperimentazione a pieno campo di queste tecnologie: parliamo di piante maggiormente resistenti alle nuove condizioni determinate dalla crisi climatica, specie che nulla hanno a che vedere con gli OGM ma che – attraverso tecniche genomiche – possono dare risposte importanti. Il problema è che prima che queste piante entrino in circolazione trascorreranno anni, perché si sta avviando ora la sperimentazione e poi occorreranno le necessarie autorizzazioni. Insomma, queste tecnologie non sono al momento disponibili, e non lo saranno ancora per un po'.

Una grandinata nel bergamasco
Una grandinata nel bergamasco

Nel frattempo che cosa possono fare gli agricoltori?

Gli agricoltori hanno nell'immediato pochi strumenti di difesa attiva, e quelli che ci sono sono estremamente costosi. Quello che si può fare è quindi migliorare la difesa passiva, cioè il sistema assicurativo: è evidente che agli agricoltori va garantito un reddito nonostante le calamità naturali, e per fare ciò l'unico strumento è quello di stipulare una polizza, che ad oggi non sempre riesce a coprire l'effettiva entità del danno. Il cambiamento climatico sta causando gravissimi danni al comparto agricolo. Nel 2023, stante la situazione attuale, i danni al settore supereranno i 6 miliardi di euro, una cifra importantissima. È altrettanto evidente che oggi come oggi gli strumenti che abbiamo per poterci difendere sono pochi. Se non verranno implementati migliaia di agricoltori preferiranno dismettere le loro attività, cosa che peraltro sta già avvenendo, ad esempio con i produttori di pere.

Lei ha parlato di assicurazioni, strumenti però molto onerosi per gli agricoltori già stremati. Non sarebbe necessario anche un intervento pubblico? 

Le assicurazioni sono sì uno strumento privato, ma possono trovare nel bilancio europeo (pubblico) risorse per andare incontro alle necessità degli agricoltori. Il problema è che nonostante l'aiuto europeo non tutti gli imprenditori agricoli trovano conveniente stipulare una polizza assicurativa, proprio perché l'indennizzo dei danni spesso e volentieri è eccessivamente basso, a fronte di un costo assicurativo molto importante.

Il decreto caldo varato nelle scorse settimane dal governo vi soddisfa? La Cassa integrazione viene concessa solo ad operai a tempo indeterminato, ma quello agricolo è un settore in cui si fa ampio uso di contratti a termine e stagionali.

Il nostro auspicio è che la cassa integrazione possa essere estesa anche ai lavoratori a tempo determinato. È chiaro, tuttavia, che sta anche all'organizzazione aziendale – al di là dei decreti del governo – cercare di occupare i lavoratori durante le ore più fresche della giornata in modo da evitare problemi alla salute dei dipendenti.

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