Come ha fatto Messina Denaro a curarsi alla clinica La Maddalena per un anno senza essere scoperto
Era in coda per sottoporsi a un tampone necessario all'imminente ricovero in day hospital, quando ha visto i carabinieri del Ros, a volto coperto, avvicinarsi a quella lunga fila di persone, a quel punto ha provato a fuggire superando i cancelli fino a via San Lorenzo, prima di rifugiarsi in un bar dove è stato fermato. Sono questi i momenti precedenti all'arrestato del boss di mafia Matteo Messina Denaro, latitante da 30 anni.
Perché Matteo Messina Denaro si trovava nella clinica di Palermo
È stato individuato all'interno della clinica La Maddalena di Palermo nel quartiere San Lorenzo, dove era in cura da almeno un anno, se non due come suggerisce un medico della struttura sanitaria che però preferisce restare anonimo. Il superlatitante di Cosa nostra si sarebbe presentato sotto falso nome, Andrea Bonafede, e così sarebbe stato ricoverato e sottoposto a un'operazione nei mesi scorsi per un tumore in zona addominale. “Frequentava la clinica – spiega il medico della clinica La Maddalena – ed era stato operato in Chirurgia, ora veniva seguito in Oncologia”.
Le terapie sotto falso nome
Messina Denaro, sempre utilizzando un nome fittizio, dopo l'operazione era seguito da un team di medici della struttura sanitaria dove avrebbe dovuto "seguire dei trattamenti". Sembra infatti che fosse un paziente noto alla clinica, ma nessuno aveva idea di chi fosse, almeno secondo quanto spiegato dal medico intervistato da Agi: “Figuriamoci se potevamo saperlo o riconoscerlo”, conclude.
Su se e come nessuno conoscesse la vera identità di Andrea Bonafede, alias Matteo Messina Denaro, dovranno essere le indagini a fare chiarezza. Intanto Stefania Filosto, la proprietaria-direttrice della clinica dove il bossi di mafia avrebbe probabilmente dovuto iniziare un ciclo di chemioterapia a causa di un tumore alla zona addominale, ha ringraziato i carabinieri per il lavoro svolto.
“I carabinieri sono stati bravissimi – ha spiegato in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera – tutto si è svolto in pochi minuti, fino a quando quegli uomini armati sono riusciti a infilare il boss dentro un furgone alzando le dita in segno di vittoria come si sono messi a fare tanti pazienti a fare tanti nella clinica. Non avremmo mai immaginato che un signore malandato e acciaccato in attesa di essere ammesso alla clinica potesse essere addirittura il boss cercato da trent’anni”.