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Come gli eventi meteorologici estremi stanno influendo sulla povertà: mezzo miliardo di denutriti nel 2030

I dati allarmanti dell’Indice globale della fame 2024, tra i principali rapporti internazionali sulla misurazione della fame nel mondo, curato in Italia dall’organizzazione umanitaria Cesvi. Siccità e alluvioni, oltre ai conflitti, stanno vertiginosamente aumentando i livelli globali di malnutrizione. A questo ritmo mezzo miliardo di persone saranno cronicamente denutrite nel 2030.
A cura di Antonio Palma
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Non solo distruzione e morti nelle zone colpite e inondate da alluvioni, gli eventi meteorologici estremi stanno causando effetti a lungo termine influenzando pesantemente la vita di centinaia di milioni di persone sprofondate nella povertà più assoluta. Lo conferma l'Indice globale della fame 2024 (Global Hunger Index, Ghi), tra i principali rapporti internazionali sulla misurazione della fame nel mondo, curato in Italia dall'organizzazione umanitaria Cesvi.

Secondo il report, infatti, siccità e alluvioni, oltre ai conflitti, stanno vertiginosamente aumentando i livelli globali di malnutrizione. Solo lo scorso anno oltre 200 milioni di persone sono precipitate in condizioni di insicurezza alimentare acuta facendo segnare un +26% negli ultimi quattro anni. Secondo lo stesso rapporto, redatto annualmente dalla tedesca Welthungerhilfe e dalla irlandese Concern Wordlwide, agenzie umanitarie che fanno parte del network europeo Alliance 2015, già oggi per quasi 3 miliardi di persone è insostenibile una dieta sana. Con questo ritmo di crescita e senza una inversione di tendenza, però, mezzo miliardo di persone saranno cronicamente denutrite nel 2030.

"L'insicurezza alimentare acuta e il rischio di carestia sono in aumento e l'uso della fame come arma di guerra sta dilagando", ha dichiarato Stefano Piziali, direttore generale di Cesvi, ricordando che alla base di tutto ci sono conflitti diffusi e un crescente impatto dei cambiamenti climatici che hanno impattato su raccolti ed economie già povere aumentando le diseguaglianze. Inondazioni e siccità infatti hanno influito su colture di base, riducendo la produttività agricola e aumentando i prezzi alimentari.

Il rapporto evidenzia che lo scorso anno si sono verificate 399 catastrofi naturali con una media di più di una al giorno, che hanno colpito 93 milioni di persone, generando perdite economiche che superano i 200 miliardi di dollari. Sebbene i dati siano migliorati in alcuni Paesi e il punteggio Ghi del mondo è di 18.3, ovvero fame a livello moderato, ci sono alcune zone dove la situazione già grave è peggiorata, in particolare nell'Africa subsahariana dove gli effetti del cambiamento climatico hanno ridotto la produttività agricola del 34 per cento dal 1961.

In sei Paesi (Somalia, Burundi, Ciad, Madagascar, Sud Sudan e Yemen), è stato riscontrato un livello di fame ancora allarmante e in ulteriori 36 un livello di fame grave. In ben due terzi dei 130 Paesi esaminati la denutrizione non ha registrato miglioramenti o è addirittura aumentata.  Nonostante questo grado così grave, "intervenire è ancora possibile, anche se diventa sempre più urgente farlo in maniera rapida e strutturata", ha sottolineato Piziali, ricordando che alcuni Paesi hanno dimostrato che il progresso è un obiettivo realizzabile

"Secondo le ultime stime della Fao, colmare i divari di genere nei sistemi agroalimentari potrebbe aumentare il Prodotto interno lordo globale di quasi 1.000 miliardi di dollari, riducendo di 45 milioni il numero di persone afflitte dall'insicurezza alimentare", aggiunge Piziali, concludendo:  "Se ciò non dovesse accadere entro il 2030 quasi un quarto delle donne e delle ragazze di tutto il mondo (23,5 per cento) sarà in condizioni di moderata o grave insicurezza alimentare".

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