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Covid 19

Come gestire il panico da Coronavirus: i consigli della psicologa contro ansia e paura

Paura del contagio, ansia dovuta alla necessità di stare chiusi in casa: abbiamo chiesto alla dottoressa Valeria Locati, psicologa e psicoterapeuta come affrontare le emozioni e gli stati d’animo negativi causati dal Coronavirus. “Siamo gli stessi di tre settimane fa, abbiamo ancora tutte le nostre risorse a disposizione. Ripartiamo da lì”.
Intervista al Dott.ssa Valeria Locati
Psicologa e psicoterapeuta presso ASST Ovest Milanese
A cura di Francesca Parlato
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Paura, ansia, attacchi di panico, claustrofobia sono emozioni e stati d'animo all'ordine del giorno in questo periodo. L'assoluta unicità del momento che stiamo vivendo ci sta mettendo di fronte a nuove sensazioni con cui dover convivere. "La paura è un'emozione che ha anche una funzione buona nella nostra vita – ha spiegato a Fanpage.it la dottoressa Valeria Locati psicologa e psicoterapeutaè una manifestazione funzionale, serve a farci riconoscere quando effettivamente esiste un pericolo. Il problema si crea quando a fronte di una comprensibile e sana paura di ciò che stiamo vivendo, si affianca uno stato d'animo molto spesso ingestibile come l'ansia".

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Ansia: quando diventa invalidante

E se la paura è un efficace campanello d'allarme per farci mettere in campo i nostri meccanismi di difesa, l'ansia invece è uno stato d'animo che, se supera un certo livello, può diventare invalidante e condizionare le nostre giornate: "Quando diventa difficile tenerla sotto controllo, quando ci sfugge e quando occupa veramente gran parte della giornata e di tutto ciò che facciamo, l'ansia diventa un problema". Anche se le motivazioni alla base sono assolutamente inedite, mai prima d'ora abbiamo dovuto fare i conti con un virus così contagioso e con misure limitative della nostra libertà personale così drastiche, le manifestazioni dell'ansia sono sempre le stesse: "Sentiamo un'attivazione psico e fisiologica: abbiamo un pensiero che si ripete, un pensiero anticipatorio: l'ansia è proprio la paura di quello che avverrà. Le notizie che arrivano sul numero di contagiati diventano, per le persone che soffrono di ansia, degli attivatori rispetto a dei sintomi fisici come tachicardia, fatica a riposare correttamente, incapacità di concentrarsi su una determinata attività per un periodo prolungato. Ci troviamo così in uno stato sempre di allerta che danneggia le nostre prestazioni".

Gli attacchi di panico

Incapacità di respirare, nausea, paura di non riuscire a sopravvivere. Chi nella vita ha subito un attacco di panico riconoscerà immediatamente i sintomi. Ma l'ansia per il Coronavirus e il contagio, non è necessariamente sinonimo di attacco di panico: "Se nella nostra vita abbiamo avuto delle modalità di reazione alle fatiche o agli eventi più traumatici e negativi, di questo tipo e non siamo riusciti a ‘sistemarle', probabilmente potrebbero ripresentarsi gli attacchi di panico". La paura per il contagio, la quarantena forzata possono avere il potere di farci sentire senza scampo: "Queste preoccupazioni possono portare a un sovraccarico di pensieri che si ripetono e che intasano la nostra mente, tanto da far capire al nostro corpo che da lì non ci si può più muovere. Il corpo raggiunge un livello di attivazione e di pienezza tale quasi da esplodere".

Come gestire l'ansia: ripartire da noi

Il primo passo per affrontare l'ansia dal Coronavirus è capire che anche se la situazione intorno a noi è cambiata noi siamo sempre gli stessi di tre settimane fa: "Le nostre risorse ci sono ancora. Le risorse che avevamo prima che scoppiasse la pandemia, quelle che avevamo quando eravamo persone che si muovevano nel mondo e che riuscivano a portare a termine i loro compiti, esistono ancora, non sono scomparse. Solo che sono coperte e sommerse da questa ondata di fatica e di paura. Per cui una buona cosa potrebbe essere ripartire proprio da noi". Allora diamo fondo alle nostre risorse, ripartiamo da ciò che ci piace fare, dalle attività che sappiamo essere in grado di regalarci piacere. "Noi ci conosciamo, sappiamo quali sono le attività che ci rilassano, che ci svagano, che ci aiutano a distogliere l'attenzione da un pensiero negativo. Cerchiamo di metterle in pratica anche nel nostro ambiente casalingo". Per chi invece è sorpreso da un attacco di panico la prima cosa da fare e aprire le finestre: "Respiriamo il più possibile aria. E cerchiamo di lasciare andare il pensiero in quel momento. Non possiamo fare molto di più: possiamo soltanto gestirlo accogliendolo e per poi lasciare andare via il pensiero negativo, concentrandosi su qualcosa di diverso. Anche se sappiamo che ci costerà grande fatica".

Ansia: non esiste una ricetta universale

Un'altra caratteristica comune a molti in questo periodo è la ricettività: "Siamo molto più sensibili, in questo periodo, rispetto alla possibilità di lasciarci invadere da notizie, pensieri e parole tragiche. Perché tutti in questo momento stiamo vivendo la stessa situazione". E anche se non esiste una ricetta universale o un protocollo per la cura e la gestione dell'ansia, la prima cosa da fare è partire da noi: "Siamo noi stessi a stabilire la potenza dell'ansia. Dobbiamo sentirci forti, capaci, efficaci nel dominare questo stato d'animo. Paradossalmente è più semplice lasciarsi invece andare a questo tipo di emozione. Ma sappiamo che il rischio è poi una caduta nel baratro". E per sentirci meno isolati poi ricorriamo a tutti quegli strumenti che fortunatamente la tecnologia ci mette a disposizione: "Videochiamate, telefonate, attività sui social: serviranno a farci sentire meno soli".

Notizie e social: come gestirli

Non si parla di altro. Il Coronavirus domina giornali e social che diventano una fonte non solo di notizie ma anche di ansie. "Siamo abituati a una sorta di rumore di fondo, che in questo momento diventa di superficie: tutto ciò che arriva in questo momento ci bombarda. Rimanere aggiornati è indispensabile, ma proviamo a darci degli orari per controllare le notizie, decidiamo di farlo due volte al giorno e non trenta. Affidiamoci a delle fonti valide e precise. E se possibile scegliamo la produzione scritta e non soltanto degli slogan: leggiamo un articolo per bene, facciamo delle riflessioni, andiamo a scoprire le fonti. Non leggiamo solamente il titolo che serve per attirare più persone: lo slogan ha proprio l'effetto di stimolare il nostro tono emotivo e soprattutto la paura. Mentre riflettere attiva delle aree del cervello di produzione, di comprensione e riflessione che ci danno il senso anche di aver compiuto un pensiero e di averlo fatto nostro, di non essere in balia di altri". Presi dalla noia di non sapere come affrontare queste giornate di quarantena e di isolamento, siamo tutti in cerca di attività da fare online. Ma attenzione a non esagerare: "Non obblighiamoci ad avere una giornata scandita da numerosissime attività. I social sono pieni di iniziative lodevoli fortunatamente, ma non sentiamoci in dovere. Altrimenti andiamo in sovraccarico, abbiamo la sensazione di esserci persi qualcosa e rischiamo di immobilizzarci". Scegliamo qualcosa che ci piace, qualcosa che ci gratifica e portiamolo a termine, dall'inizio alla fine.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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