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Come funzionava l’evasione fiscale di Airbnb: le accuse della Procura

Per il procuratore che ha indagato sul caso di Airbnb “la violazione è il frutto di una consapevole scelta imprenditoriale”. Come funzionava secondo la Procura l’evasione fiscale di Airbnb.
A cura di Giorgia Venturini
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AirBnb con la sua società europea in Irlanda è accusata di non aver versato la cedolare secca dal 2017 al 2021 accumulando un debito di 779.453.912,37 euro. Tutto pianificato e studiato secondo la Procura di Milano che ha affidato le indagini alla Guardia di Finanza del capoluogo lombardo e disposto il sequestro per quasi 800 milioni euro.

Per il pubblico ministero che ha indagato sul caso, "la violazione è il frutto di una consapevole scelta imprenditoriale". Già nel 2019 infatti un memoriale interno ("Privileged and confidential") di Airbnb Italy srl spiegava, con un'analisi approfondita, i potenziali effetti del Dl n. 50/2017: la norma prevede che le piattaforme facciano da sostituto d’imposta per gli host, ovvero i cittadini non professionisti che mettono le loro case a disposizione di affitti brevi sul sito, trattenendo, e poi versando, il 21 per cento sui guadagni che i titolari delle case sono tenuti a pagare al fisco, appunto la cosiddetta cedolare secca.

Secondo la Procura, AirBnb "non ha ottemperato agli obblighi" introdotti dall'articolo 4 del decreto legge 50 del 2017, "sottraendosi alla dichiarazione e al versamento (in qualità di sostituto d'imposta) di ritenute che ammontano a oltre 779 milioni di euro, "calcolate in misura del 21 per cento (cd. "cedolare secca") su canoni di locazione breve per 3.711.685.297 euro corrisposti nel periodo 2017-2021″.

Nel memoriale del 2019 la società aveva già fatto i suoi calcoli nel caso venissero scoperti: veniva stimato che – come si legge nel decreto di sequestro – "l'inosservanza delle disposizioni sulla comunicazione dei dati e sull'effettuazione della ritenuta, con riferimento al solo periodo del 2017-2018", avrebbe comportato "un debito potenziale quantificabile in più di 200 milioni di euro". Nel 2022 poi anche la sede principale americana di Airbnb si era preoccupata sulle conseguenze fiscali della legge italiana: ora il sequestro ha cifre da capogiro.

Ma come funzionava la "scelta imprenditoriale" di Airbnb? Come funzionava secondo la Procura l'evasione fiscale di Airbnb?

Come funzionava l'evasione fiscale di Airbnb

Per spiegare quanto è accaduto all'interno della società è prima necessario puntualizzare che il modello imprenditoriale della Società Airbnb si divide in due comparti: le Homes e Experience. Quest'ultimo contribuisce solo all'un per cento dell'ammontare complessivo dei ricavi netti percepiti dal Gruppo e questo comparto quindi non è rientrato nell'inchiesta della Guardia di Finanza.

La parte più significativa dei ricavi è sicuramente associato al settore Homes. La Procura ha sottolineato che – stando nel rispetto della disciplina di settore – la società, una volta incassato il pagamento eseguito dall'ospite – già comprensivo del corso della commissione applicata – nelle 24 ore successive al check-in, "procede alla retrocessione nei confronti del titolare dell'immobile locato, trattenendo per sé una quota a titolo di commissione (legata all'utilizzo della piattaforma)". E poi si entra nel vivo della "scelta imprenditoriale":

Airbnb-Irl, attraverso specifiche memorie, ha continuato a sostenere di non essere soggetta all'obbligo di applicare la ritenuta a titolo di cedolare secca e, nei fatti, non ha mai applicato – né tutt'ora applica – alcuna ritenuta sui canoni percepiti dalle locazioni brevi effettuate dagli host per il tramite della sua piattaforma, indipendente dalla natura imprenditoriale o meno degli stessi.

Come si difende Airbnb dalle accuse

La società si è difesa dalle accuse della Procura precisando che, ripercorrendo il contesto normativo, competerebbe allo stesso sostituto d'imposta il diritto e dovere di vagliare caso per caso "se l'attività di locazione a breve termine rientra nell'esercizio dell'attività d'impresa e quindi se l'host sia soggetto o meno alla cedolare secca". Parole commentate dalla Procura come "una generalizzata presunzione di imprenditorialità in capo ad ampie categorie di host".

Ma c'è di più: Airbnb qualificava i propri host come imprenditori e pertanto non compatibili ai fini della determinazione della ritenuta d'acconto da versare ai sensi del decreto legge del 2017. Quindi secondo la Airbnb erano secondo loro a dover dimostrare chi era imprenditore e chi no e quindi chi soggetto alla cedolare secca o no. Secondo la Procura però la legge è chiara:

La disciplina di settore individua il soggetto che svolge intermediazione immobiliare o che gestisce portali telematici tenuto al pagamento dell'imposta in qualità di sostituto, indica nel 21 per cento l'aliquota, individua le locazioni cui la disciplina è applicabile in quelle non superiori a 30 giorni, esclude che sia imprenditore host che fornisca esclusivamente servizio bancario e pulizia e comunque servizi che presentano una necessaria connessione con le finalità residenziali degli immobili, rimanendo quindi estranei a tale disciplina speciale i criteri aggiuntivi indicati da Airbnb (ad eccezione della titolarità di partita iva e dall'anno 2021 della presenza di annunci relativi a più di quattro appartamenti per singolo host).

Dopo il decreto di sequestro Airbnb Irl ha rifiutato di adempiere agli oneri previsti dal decreto del 2017.

Il ricorso di Airbnb Irl al Tar

Airbnb si era presentata al Tar del Lazio per impugnare la norma. Contro la società irlandese si era presentata anche la Federazione delle Associazioni Italiene Alberghi e Turismo (Federalberghi) sostenendo che il preteso esonero di Airbnb dalla norma del 2017 avrebbe rappresentato un vantaggio rispetto alla concorrenza. Alla fine la questione è arrivata fino al Consiglio di Stato e alla Corte di giustizia dell’Ue: quest'ultima lo scorso dicembre aveva riconosciuto all’Italia la possibilità di chiedere alle piattaforme di raccogliere informazioni e dati sulle locazioni effettuate e soprattutto il versamento, in qualità di sostituto d'imposta, della ritenuta della misura del 21 per cento.

Alcuni locatari era a conoscenza delle violazioni

Dalle indagini è emerso anche che un'alta percentuale di locatari era a conoscenza dell'omesso versamento della cedolare secca da parte di Airbnb. E c'era anche una parte che si sarebbe ben guardata dal pagare le tasse. Per questo, nei loro confronti, si aprirà un procedimento tributario. Intanto ora  si sta procedendo nel capire come congelare gli 800 milioni di euro messi sotto sequestro dalla Procura.

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