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Guerra in Ucraina

Come funziona un ciclo di intelligence e perché lo stop di Trump potrebbe mettere in ginocchio l’Ucraina

Il generale Giorgio Battisti a Fanpage.it: “Senza intelligence USA il rischio è che le forze armate ucraine diventino improvvisamente ‘cieche’. Pur disponendo di una propria intelligence utile in ambito tattico non potranno conoscere quello accade in profondità, nelle retrovie. E questo è un enorme deficit”.
Intervista a Generale Giorgio Battisti
Ex comandante del Corpo d'Armata Italiano di Reazione Rapida della NATO (NRDC-ITA).
A cura di Davide Falcioni
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Gli Stati Uniti hanno interrotto la condivisione di informazioni di intelligence con l'Ucraina, decisione che potrebbe avere ripercussioni molti serie sul campo di battaglia. La "pausa", come è stata definita dal direttore della CIA John Ratcliffe, è arrivata dopo una richiesta del presidente Donald Trump e a 48 ore dallo stop alla fornitura di aiuti militari USA a Kiev. Le informazioni finora fornite dagli Stati Uniti all'Ucraina erano state cruciali e prevedevano il monitoraggio satellitare delle truppe russe, lo spionaggio delle comunicazioni nemiche e l'invio in tempo reale delle coordinate di potenziali obiettivi da colpire. Ora, con il congelamento delle comunicazioni, la capacità di Kiev di colpire con precisione potrebbe essere gravemente compromessa. L'Ucraina rischia di diventare "cieca"sui movimenti nemici dietro il fronte e potrebbe subire un rallentamento anche nella segnalazione tempestiva dei bombardamenti sulla popolazione civile.

Secondo fonti ucraine citate dal Washington Post, la sospensione include anche l'interruzione della trasmissione di dati degli obiettivi, fondamentali per l'utilizzo delle armi fornite da Washington e dei droni a lungo raggio prodotti in Ucraina. Alcuni operatori missilistici ucraini avrebbero già segnalato difficoltà nel ricevere le informazioni necessarie per colpire obiettivi all'interno della Russia. Per capire meglio come funziona un "ciclo di intelligence", e perché si tratta di un elemento fondamentale in guerra, Fanpage.it ha interpellati il generale Giorgio Battisti, ex comandante del Corpo d'Armata Italiano di Reazione Rapida della NATO (NRDC-ITA).

Il generale Giorgio Battisti
Il generale Giorgio Battisti

Ieri la Casa Bianca ha annunciato di aver sospeso la condivisione delle informazioni di intelligence con l’Ucraina. Occorre però fare un passo indietro; come  funziona l'intelligence militare? 

L'intelligence è un ciclo funzionale in cui le informazioni vengono raccolte tramite diversi sistemi. Innanzitutto c'è l'intelligence umana, composta da uomini e donne che sul campo o dalle retrovie trasmettono informazioni sensibili. In questa categoria potremmo far rientrare anche i prigionieri che, una volta interrogati, possono rivelare notizie utili ad esempio sul morale delle truppe oppure sullo stato d'animo diffuso nelle regioni da cui provengono.

Poi c'è la signal intelligence, o SIGINT, quella che si fa tramite le intercettazioni ad esempio di telefoni e fax. Si ricorderà che nei primi mesi del conflitto in Ucraina ufficiali russi vennero spiati perché utilizzavano sistemi di comunicazione non criptata, impiegando cioè i comuni cellulari. C'è inoltre la open source intelligence, con figure specializzate che analizzano un po' tutte le comunicazioni, ad esempio quelle che vengono pubblicate sui giornali, sui siti, sulle varie piattaforme social, e scremano le informazioni che possono risultare utili e interessanti. Un ruolo determinante è l'intelligence che arriva dai droni (ISR, intelligence surveillance recognition), ovvero velivoli che sorvolano un'area per ore e ore filmando e fotografando il territorio. Decisiva, infine, è l'intelligence dei satelliti, che offre una visione più ampia del campo di battaglia, dalla linea di contatto fino a luoghi distanti centinaia o migliaia di chilometri. Faccio un esempio concreto. I satelliti hanno permesso di scoprire depositi di mezzi corazzati russi della Guerra Fredda, quindi degli anni '50-'60, che venivano via via svuotati: i carri al loro interno venivano sistemati, messi in opera e poi mandati sul campo di battaglia.

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Si tratta di una mole immensa di informazioni…

Sì, e tutte queste informazioni confluiscono in una sorta di "centro di fusione strategico", composto da personale di altissimo livello in grado di estrapolare valutazioni utili per la condotta delle operazioni militari. I migliori, senza alcun dubbio, sono gli americani: sono gli unici a disporre dell'intera "filiera" di intelligence grazie a una mentalità da grande potenza e a una grande disponibilità di fondi. D'altro canto si sono "preparati" dai tempi della Guerra Fredda, e da allora sono sempre stati preoccupati di avere ogni giorno un quadro della situazione molto dettagliato e capillare. Ricorderà, ad esempio, che alla vigilia del 24 febbraio 2022 gli USA furono i primi a mettere in guardia gli alleati avvisando che la Russia si stava preparando a lanciare un'invasione su vasta scala dell'Ucraina, cosa che poi è puntualmente avvenuta. Ebbene, gli Stati Uniti lo sapevano esclusivamente grazie all'eccellente ciclo di intelligence di cui dispongono.

Le informazioni di intelligence vengono sempre condivise con gli alleati?

Nessun Paese, Stati Uniti e Italia compresi, condivide tutte le informazioni di cui dispone: ci sono aspetti che possano e devono essere trasmessi agli alleati, altri che invece è bene tenere riservati perché di esclusivo interesse nazionale. Poi c'è il Club dei Five Eyes, di cui spesso ci si dimentica. Si tratta di un'alleanza di intelligence tra cinque paesi anglofoni: Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia e Nuova Zelanda. Questo accordo di cooperazione risale alla fine della Seconda Guerra Mondiale e si basa sulla condivisione di informazioni riservate, in particolare nel campo della sorveglianza elettronica e dell'intelligence.

Insomma, gli Stati Uniti potrebbero decidere di non condividere informazioni d'intelligence con l'Italia o la Francia, ma condividerle invece con altri alleati del Club dei Five Eyes.

Esatto; ma anche in questo caso Washington terrà certamente per sé alcune informazioni importanti.

Torniamo all'Ucraina: in che modo questo ciclo di intelligence è stata utile a Kiev in questi anni?

È stato fondamentale. Le faccio qualche esempio: il giorno precedente all'invasione del 24 febbraio 2022 la Russia lanciò un massiccio attacco cibernetico per neutralizzare i sistemi di comando e controllo delle forze armate ucraine. Gli americani, proprio grazie alla loro intelligence, se ne accorsero in tempo e fecero subentrare Starlink, che garantì all'esercito ucraino la possibilità di comunicare in sicurezza ed efficacemente. Un altro esempio: Putin ordinò una massiccia operazione tra il 24 e il 25 febbraio. Un'ondata di elicotteri dalla Bielorussia prese l'aeroporto Antonov di Hostomel. Anche in quel caso i servizi di intelligence statunitensi lo scoprirono in anticipo: gli ucraini, quindi, prepararono un'efficace difesa e riuscirono a circondare le truppe nemiche, limitando gli effetti di quell'operazione che, nelle idee di Mosca, puntava a catturare o uccidere i vertici del governo ucraino di base a Kiev.

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Ieri funzionari della Casa Bianca hanno comunicato la sospensione della collaborazione di intelligence con l'Ucraina. Cosa significa questo per Kiev?

Il rischio è che le forze armate ucraine diventino improvvisamente "cieche". Pur disponendo di una propria intelligence utile in ambito tattico, ad esempio composta da informatori che combattono dietro linee russe o dalla popolazione filoucraina che si trova nei territori occupati dai russi, non potranno conoscere quello accade in profondità, nelle retrovie. A Kiev mancherà il quadro completo della situazione, non sapranno cosa accade da qualche centinaio a qualche migliaio di chilometro di distanza, non potranno sapere ad esempio se si muoveranno dei treni dalla Corea del Nord carichi di munizioni di artiglieria, come si sposteranno le unità russe in quell'immenso territorio, e molto altro ancora. Insomma, gli ucraini avranno ancora la capacità di guardare la linea del fronte e le primissime retrovie, ma non avranno modo di sapere cosa Mosca sta preparando su un periodo più lungo. Si tratta, come è evidente, di un deficit importante.

È anche un deficit psicologico per le truppe in prima linea?

Certo, perché colpisce il morale delle truppe, che si sentono private di uno strumento determinante.

Torniamo al Club dei Five Eyes: Regno Unito e Canada, che ne fanno parte, potrebbero decidere di fornire all'Ucraina informazioni di intelligence raccolte dagli Stati Uniti?

Bisognerà capire cosa deciderà di fare la Gran Bretagna. Londra, insieme a Parigi, ha mostrato anche negli ultimi giorni grande determinazione nel sostenere l'Ucraina. Non possiamo sapere però se avrà voglia di fornire informazioni di intelligence che Washington non vuole condividere con Kiev. Queste decisioni vengono prese ai più alti livelli governativi. E non si può escludere che Trump decida di negare alcune informazioni anche a Regno Unito e Canada.

La Francia si è offerta di sostituirsi agli USA nell'intelligence. Ne ha la capacità?

Ogni paese, compresa l'Italia, ha un'intelligenza autonoma. La Francia, che vive ancora un po' dei ricordi della sua grandeur, sicuramente ha ottime capacità, ma non sarà mai allo stesso livello degli Stati Uniti. Piuttosto, sarà interessante capire cosa deciderà di fare la NATO, in particolare se il segretario generale deciderà di dare uno "schiaffo" a Trump e trasmettere informazioni di intelligence all'Ucraina.

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