Come ormai saprete domenica 24 e lunedì 25 gli italiani saranno chiamati alle urne per eleggere 630 deputati (di cui 12 riservati alle circoscrizioni estere) e 315 senatori (6 all'estero). Un voto cruciale per il futuro del Paese, cui si è giunti dopo infinite polemiche sulla legge elettorale. Già, perché come noto alle politiche 2013 si voterà con la legge numero 270 del 21 dicembre 2005, meglio conosciuta col nome di Porcellum. Ma di cosa si tratta nello specifico e quali sono i vincoli all'ingresso in Parlamento dei partiti che si presentano al giudizio degli italiani?
Il Porcellum è una legge elettorale proporzionale, con liste bloccate e premio di maggioranza. Gli elettori non scelgono direttamente i candidati, ma si limitano ad esprimere una solo preferenza per la lista, cui saranno assegnati i seggi su base proporzionale. A determinare l'elezione di un candidato sarà dunque essenzialmente la sua posizione in lista. Detto questo, occorre precisare che (in parte per ragioni costituzionali) i parlamentari di Camera e Senato saranno eletti secondo leggi elettorali diverse.
Camera dei Deputati – È previsto un premio di maggioranza per la lista (o coalizione di liste) che raggiunge la maggioranza relativa dei consensi su base nazionale. Lo scopo è quello di garantire "almeno" 340 deputati alla coalizione che ottiene più voti, qualunque sia la percentuale complessiva. Per entrare a Montecitorio però, un partito deve superare la soglia di sbarramento che è pari al 10% per una coalizione, al 4% per liste non collegate a coalizioni o per le liste collegate a coalizioni che non superano la soglia del 10%; mentre per le liste collegate a coalizioni che superano lo sbarramento, la soglia minima scende al 2%.
Senato della Repubblica – Anche al Senato è previsto un premio di maggioranza, attribuito però su base regionale. Questo vuol dire che, regione per regione, la coalizione che raccoglie la maggioranza relativa dei voti ottiene il corrispondente premio di maggioranza, pari "almeno" al 55% dei seggi attribuiti su base regionale. Di conseguenza, al fine di ottenere una maggioranza qualificata a Palazzo Madama (tenendo in considerazione anche la frantumazione del quadro politico), una coalizione dovrebbe ottenere la maggioranza relativa nella quasi totalità delle regioni (in particolare quelle che mettono in palio il maggior numero di seggi). Anche al Senato ci sono soglie di sbarramento su base regionale. Si tratta del 20% per le coalizioni di liste, del 3% per le liste in coalizioni che superano tale soglia, dell'8% per le liste non coalizzate o per le liste che fanno parte di coalizioni che non raggiungono tale soglia (la ragione, ad esempio, della presentazione della lista unica centrista).