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Matteo Messina Denaro

Come è stato trovato Matteo Messina Denaro: il racconto delle indagini

Secondo quanto è emerso dalle indagini che hanno portato all’arresto di Matteo Messina Denaro, boss di Cosa Nostra latitante da 30 anni, a incastrarlo sarebbero state le intercettazioni di alcuni familiari preoccupati per le sue condizioni di salute incrociate con i dati dei malati oncologici del Ministero della Salute.
A cura di Ida Artiaco
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Matteo Messina Denaro dopo l'arresto
Matteo Messina Denaro dopo l'arresto
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Sono trascorse 24 ore circa dall'arresto di Matteo Messina Denaro, il boss di Cosa Nostra latitante da 30 anni. Una notizia che ha fatto in breve il giro del mondo e che è stata accolta con gioia dalle forze dell'ordine impegnate nell'operazione, dai cittadini, siciliani e non, e dalla politica che l'ha definita "una vittoria dello Stato".

Ma come si è arrivati alla cattura di Messina Denaro? Ad incastrarlo, secondo quanto ricostruito dalle indagini, sarebbero state le sue condizioni di salute. Il super latitante, infatti, da un paio di anni combatteva contro un tumore al colon. Per questo, frequentava la clinica privata Maddalena di Palermo, dove ieri è stato fermato intorno alle 8 del mattino.

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Qui si era presentato con i documenti di Andrea Bonafede, nato a Campobello di Mazara il 23 ottobre 1963, arrivato per sottoporsi alla visita di controllo e al trattamento chemioterapico prenotato lo scorso giovedì. Era da qualche mese che negli inquirenti era maturato il sospetto, diventato sempre di più una certezza, che dietro questa identità si celasse quella di Messina Denaro.

Alcune intercettazioni fra persone a lui vicine, come la sorella, negli ultimi tempi, avevano fornito elementi interessanti, come discorsi sul tumore al colon, oltre che sui tradizionali problemi agli occhi; e poi a un doppio problema oncologico, non solo il colon ma anche il fegato. Così, tramite il ministero della Salute e i server che gestiscono le prestazioni a livello nazionale, è stata fatta un’indagine sulle persone che si sono sottoposte a interventi e cure per quelle due patologie.

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A quel punto, si è arrivati, dopo una ricerca sui computer delle singole strutture e dopo che una per una è stata analizzata l’identità di tutti i pazienti oncologici, le caratteristiche fisiche, le condizioni e la provenienza, ad una dozzina di nomi. Tra questi, compariva proprio quello di Andrea Bonafede, di un’età quasi corrispondente a quella di Messina Denaro, operato nel 2020 al colon in un’altra struttura siciliana e a maggio 2022 a La Maddalena.

Indagando su quel nome, i carabinieri hanno scoperto che il giorno dell’operazione Bonafede non era in ospedale, bensì a casa sua. Sono state recuperate le immagini riprese dalle telecamere di sicurezza sparse per le vie di Campobello di Mazara, che hanno immortalato quel signore a passeggio col suo cane, fumando il sigaro, mentre doveva in sala operatoria. Di qui l’idea che dietro quell’identità potesse nascondersi il boss.

L’altro elemento che ha convinto gli inquirenti del fatto che Andrea Bonafede e Messina Denaro fossero la stessa persona è stata anche una recente visita specialistica all’occhio sinistro, dello stesso paziente, monitorata sempre tramite i server del Servizio sanitario nazionale.

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Nuovi indizi incrociati sono stati così al centro del lavoro dei carabinieri che "non si sono fermati nemmeno durante le feste di fine anno, trovando sempre aperte le porte della Procura", come ha ricordato il generale Pasquale Angelosanto comandante del Ros. Sono stati i suoi uomini, ieri, a concludere l'operazione catturando il super latitante. Il quale, raggiunto dai militari, non ha potuto fare altro che confermare la propria identità: "Sono Matteo Messina Denaro".

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