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Coltiva cannabis legale nell’orto e la regala su Facebook: Don Giuseppe viene denunciato per spaccio

Ha coltivato cannabis light nel suo orto, e quando è stato trasferito ha provato a regalare su Facebook le piantine che non poteva portare con lui. Una volta scoperto, il Vescovo lo ha sospeso ‘a divinis’ per 30 giorni e poi è arrivato anche il sequestro dei carabinieri: la marijuana aveva il 2,7% di THC e la conseguenza è una denuncia per spaccio.
A cura di Gianluca Orrù
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Don Giuseppe Scandurra
Don Giuseppe Scandurra

"Spero che non mi rinviino a giudizio" commenta con un sorriso Don Giuseppe nella sua casa di Diano Borello, alle spalle della chiesetta del XV secolo dedicata a San Michele Arcangelo che lui custodisce insieme ad altre due parrocchie che la curia gli ha affidato: Diano Arentino e Diano Borganzo, tutte in provincia di Imperia.

Un crocifisso dorato nella chiesa di San Michele Arcangelo, del XV secolo.
Un crocifisso dorato nella chiesa di San Michele Arcangelo, del XV secolo.

"Non so come sia stato possibile – dichiara a Fanpage.it Don Giuseppe – i semi li ho comprati  da un negozio online". Si riferisce alla notizia che ha avuto tramite del suo avvocato: la denuncia per spaccio che si è visto arrivare a causa della coltivazione di marijuana legale che faceva nell'orto della parrocchia precedente a quella in cui vive ora. I carabinieri hanno fatto analizzare i 300 grammi che gli hanno sequestrato e hanno verificato una concentrazione di THC del 2,7%, superiore al limite legale dello 0,5%. Nella marijuana ci sono centinaia di cannabinoidi, ma i due principali sono il cannabidiolo (CBD) e il tetraidrocannabinolo (THC). Proprio quest'ultimo è responsabile degli effetti psicotropi della sostanza e il suo uso è vietato dalla legge se non in piccola percentuale.

La chiesa medievale di San Michele Arcangelo a Diano Borello (IM)
La chiesa medievale di San Michele Arcangelo a Diano Borello (IM)

Don Giuseppe racconta che ha iniziato a coltivare Marijuana Legale qualche tempo fa, con lo scopo di farci delle tisane: "L'erba che mi hanno sequestrato era frutto dei raccolti precedenti, non avevo idea che avesse una percentuale sballata di THC, mi viene da pensare che, essendo un seme di quarta, quinta generazione, possa essere stato impollinato da qualche insetto". La spiegazione di Don Giuseppe a proposito di questa erba è che la natura, con il susseguirsi delle generazioni, abbia alterato con i suoi meccanismi la "leggerezza" della cannabis che ha coltivato.

"Da ragazzo la usavo – racconta Don Giuseppe – sono un sessantottino, vengo da una cultura pluriliberale su più fronti. Da giovane mi faceva molto ridere, adesso mi aiuta a concentrarmi, la uso per fare delle tisane, quando ho voglia, che trovo molto rilassanti. Preferisco coltivare da me qualcosa, in modo naturale, come si fa con il vino, piuttosto che andare dagli spacciatori e alimentare la malavita".

La foto sul post di Facebook della cassetta di piantine che Don Giuseppe voleva regalare.
La foto sul post di Facebook della cassetta di piantine che Don Giuseppe voleva regalare.

La vicenda nasce intorno a marzo di quest'anno, quando Don Giuseppe deve trasferirsi e nella nuova parrocchia, quella dove risiede ora, non c'è alcuno spazio per l'orto. Lui però ha ancora una cinquantina di germogli e piccole piantine della sua coltivazione che non può trapiantare. Gli dispiace lasciar morire le piante, così fa una foto alla cassetta bianca di polistirolo e lancia un messaggio su Facebook, in cui si offre di regalare queste piantine di cannabis a chi vuole "adottarle".

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Il messaggio non passa inosservato e la sera stessa un giornalista di un sito locale lo contatta sul cellulare. "Mi ha detto – racconta Don Giuseppe – ‘ma lei non si vergogna a vendere la droga ai fedeli?‘ e io gli ho detto che non la vendevo mica, io la regalavo". La mattina successiva Don viene raggiunto al telefono dal vescovo, che lo chiama per chiedergli di rimuovere il post dal social network e di farlo anche rapidamente. "Io l'ho rimosso – dice Don Giuseppe – ma forse aveva già deciso di sospendermi comunque".

Don Giuseppe prepara la messa
Don Giuseppe prepara la messa

Dopo la sospensione per 30 giorni "a divinis" dal sacerdozio, periodo in cui Don Giuseppe non ha potuto dire messa, dalla Curia, arriva la richiesta di prendersi cura di una terza parrocchia, ma arrivano anche i carabinieri, con il sequestro e la denuncia per spaccio. "Coltivare è una cosa naturale – ragiona Don Giuseppe – è il seme di una pianta che cresce nella terra, è un dono di Dio come il vino. Ora, non voglio paragonare la cannabis al vino, ci mancherebbe, però come in tutte le cose a fare la differenza sono gli eccessi: se eccedi con il vino ti rovini il fegato. Tutti gli eccessi fanno male, ogni eccesso fa male".

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