Colpito da infarto, i medici lo fanno pedalare prima dell’operazione: la cura rivoluzionaria ad Ancona
Non è semplice riprendersi da un infarto. La riabilitazione post-operazione (se riesce ad arrivare indenni all'intervento chirurgico) debilita duramente chi viene colpito. Alla luce di ciò quanto accaduto pochi giorni fa, ad Ancona, ha dell’incredibile. Un paziente – un cittadino pesarese di 60 anni – è riuscito ad arrivare in piedi ad un intervento cardiochirurgico salva vita. Medici e fisioterapisti l'hanno fatto pedalare e camminare.
"C’è stata un’ottima gestione multidisciplinare”, commenta il dottor Marco Marini, responsabile dell’unità di terapia intensiva cardiologica dell’azienda ospedaliero universitaria delle Marche. Il paziente in precedenza era stato sottoposto a bypass, ma l'operazione non era risultato risolutivo. Dopo aver trascorso a letto circa un mese, con una conseguente perdita del tono muscolare, il suo cuore aveva ricominciato ad andare in sofferenza. Si è dunque reso necessario un nuovo ricovero.
L'uomo – ha spiegato Marini – "è stato trattato con l’Impella, uno strumento che attraverso l’arteria femorale (o ascellare) arriva al cuore, pompando sangue nell’aorta per il mantenimento della perfusione idonea al funzionamento corretto degli organi. Dopodiché ha iniziato a pedalare con un cicloergometro da letto. Il fatto di riabilitare il paziente e di farlo mettere in piedi prima di un simile intervento garantisce un post (e un peri) operatorio migliore”.
Dopo un intervento di assistenza meccanica al circolo definitiva, "il paziente – ha aggiunto Marini – è stato estubato e l’indomani era già in piedi. In genere, i pazienti di questo tipo impiegano fino a 3 mesi per tornare a camminare". Il 60enne è stato peraltro colpito da una polmonite, ma ne è uscito indenne: "Avrebbe potuto essere mortale perfino quella se non l’avessimo riabilitato precocemente".
E ribadisce: "È stato un ottimo esempio di gestione multidisciplinare. Hanno partecipato tutti: dal cardiochirurgo all’infermiere, dal cardiologo al fisioterapista, passando per l’anestesista”.